Mestre è una città islamica invasa dalle moschee dei bengalesi
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Mestre sotto attacco. La città è stata invasa dalle moschee e da eserciti di bengalesi, trasformando zone come via Piave e Marghera in territori dove l’Italia sembra scomparire, dove la nostra cultura, la nostra sicurezza e il nostro modo di vivere sono messi a rischio ogni giorno.
Ho camminato tra i vicoli di via Piave insieme a cittadini coraggiosi, veri difensori del loro quartiere, che lottano contro una realtà che sembra fuori controllo. Qui, lo spaccio a cielo aperto è diventato una norma, la prostituzione è un’ombra che segue ogni passo, e il degrado ha preso il posto della bellezza e del decoro. Ma ciò che è più allarmante è l’insicurezza che si respira, un’insicurezza che non è solo fisica ma culturale, identitaria.
In alcune zone di Mestre, l’Italia non c’è quasi più. Le nostre strade, i nostri parchi, sono diventati luoghi dove la nostra cultura è messa da parte, dove i simboli e le pratiche islamiche prevalgono. Questo è un cambiamento forzato, un’usurpazione della nostra identità. Come possiamo accettare che le nostre città, le nostre case, diventino terra straniera?
I residenti combattono ogni giorno, spesso soli, contro un’onda che sembra inarrestabile. Ma quante battaglie devono vincere prima che le istituzioni prendano atto della situazione? Non stiamo parlando solo di integrazione fallita; stiamo parlando di una colonizzazione culturale che sta cancellando il volto dell’Italia.
È insopportabile vivere in un paese dove i quartieri sono diventati no-go zone per gli italiani, dove la paura di uscire di casa la sera è una realtà quotidiana. Mestre non può permettersi di perdere la sua identità, la sua sicurezza, il suo futuro. È tempo di agire, di proteggere ciò che è nostro, di riprendere il controllo delle nostre città prima che sia troppo tardi. L’immigrazione islamica a Mestre non è solo una sfida all’ordine pubblico; è una minaccia all’essenza stessa della nostra comunità. Dobbiamo reagire, ora, per salvaguardare Mestre, per difendere l’Italia.
Che vergogna. Nel Veneto leghista.
L’unica speranza è che dichiarino il Bangladesh un paese sicuro e quindi possono tornare al loro paese. Ma ci saranno comunque quelli degli altri paesi…
Andrebbero spediti là i vertici di fincantieri, di confindustria e dei sindacati, che magari tra tutti trovano un lavoro agli arrhinga, quelli che nella scala evolutiva sono due gradini sotto i bangla…
No vanno mandati via tutti i migranti e vanno chiamati a lavorare gli italiani che vogliono fare questi lavori, con una paga dignitosa. Altrimenti non ne usciremo mai.
Non per polemizzare ma questi di confindustria mi conoscono e se 20 anni fa erano tutti contenti che mi fossi tolto dalle balle per un incidente, smettendo così di scocciarli parlando di previsioni contrastanti con la loro visione radiosa del futuro, dieci anni dopo si sono presi il mio “VAFFANCULO” quando mi hanno chiesto di tornare al mio posto perchè le previsioni si erano avverate e loro non sapevano come affrontarle.
Quegli industriali semplicemente non avevano e non hanno la caratura dei veri imprenditori, gli ultimi due sono stati Silvio Berlusconi e Leonardo del Vecchio, entrambi capaci di mettere su fior di aziende che poi hanno fatto progredire creando ricchezza ANCHE per i loro dipendenti invece di “prendere i soldi e scappare” come i vari debenedetti, elkann e farinetti ecc ecc.
Questi di fincantieri a Monfalcone realizzano “a terra” quello che accade “in mare” con varie compagnie di navigazione: schettino sarà stato anche un imbecille ma il suo timoniere era stato assunto anche se sapeva tre sole parole di inglese e comunicava tramite interprete, soluzione non adatta in caso di emergenza ma bisogna essere ottimisti, no? E guardacaso si trattava di un bangla che accettava di essere sottopagato perchè se gli danno 30.000 euro l’anno al paese suo vive da nababbo e lo preferiscono al suo collega italiano che andrebbe pagato come minimo il doppio, quindi tutti felici e contenti tranne il paisà ma la nave affonda, chissà perchè…
Potrei andare avanti per giorni a raccontare episodi analoghi, preferisco dire che questo è il mondo che hanno e abbiamo creato, se siamo nella cacca vorrà dire che qualche parte qualcuno si è sbagliato e ha fatto grossi danni, inutile negare l’evidenza dei fatti
NB: la dimostrazione stà nel fatto che in Italia i salari non sono cresciuti negli ultimi vent’anni, in altri paesi invece si e di molto perchè si è investito nella ricerca e nello sviluppo invece di licenziare e chiudere per spaventare i lavoratori.