Gli altri espellono i criminali e noi no ‘grazie’ alle toghe rosse
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Serve una legge: il magistrato che impedisce il rimpatrio di un clandestino sia costretto ad ospitarlo a casa propria.
L’Immigrazione Fuori Controllo e le Toghe Rosse: L’Italia Bloccata da un’Attivismo Giudiziario Senza Precedenti
Mentre l’Europa si muove verso una gestione più rigorosa dell’immigrazione, con paesi come la Germania, la Francia e l’Olanda che riescono a espellere clandestini e criminali anche verso nazioni non considerate sicure come Siria, Iraq e Afghanistan, l’Italia si trova bloccata in un pantano di inefficienza e giustizia distorta. Grazie all’attivismo di certi giudici, noti come “toghe rosse”, il nostro paese è diventato un rifugio sicuro non per chi cerca protezione, ma per chi ha commesso reati e dovrebbe essere rimpatriato.
È incredibile come, mentre il resto dell’Unione Europea registra un record di rimpatri, in Italia ogni tentativo di espulsione si trasformi in una saga giudiziaria senza fine. I giudici di sinistra, con la loro interpretazione estremamente permissiva delle leggi sull’immigrazione, hanno creato una barriera insormontabile contro qualsiasi misura di controllo reale sull’immigrazione clandestina.
I casi sono innumerevoli: migranti con precedenti penali, spesso per reati gravi, che vengono assolti o vedono le loro espulsioni bloccate da sentenze che sembrano più orientate da un’agenda politica che da un senso di giustizia. Questi giudici, con la loro attività di “resistenza” contro le politiche di espulsione, non fanno altro che minare la sicurezza nazionale, trasformando l’Italia in un parco giochi per chi non rispetta le nostre leggi.
Il paradosso è evidente: mentre altri paesi affrontano il problema dell’immigrazione con pragmatismo e fermezza, in Italia le toghe rosse si ergono a paladini di una visione distorta dei diritti umani, dove i diritti dei criminali sembrano prevalere su quelli dei cittadini onesti. La giustizia italiana è diventata un campo di battaglia ideologico, dove la sicurezza pubblica è sacrificata sull’altare del buonismo.
Questi giudici, con la loro ideologia, non solo ignorano la volontà del popolo italiano, che chiede ordine e sicurezza, ma anche le direttive europee che permettono di rimpatriare anche verso paesi considerati a rischio, se le persone in questione rappresentano un pericolo. Invece, in Italia, ogni espulsione diventa una causa persa in partenza, con ricorsi, appelli e sentenze che sembrano fatte apposta per procrastinare all’infinito la partenza dei clandestini.
È tempo di chiedere responsabilità a chi ha trasformato la magistratura in un’arma politica. È tempo di riformare un sistema che permette a giudici di decidere in base alle proprie inclinazioni ideologiche piuttosto che alla legge. L’Italia non può continuare a essere l’unico paese in Europa dove l’immigrazione clandestina è praticamente incoraggiata da una parte della magistratura che agisce come una quinta colonna contro la sicurezza nazionale.
Il messaggio è chiaro: se vogliamo un’Italia sicura, dobbiamo liberarci dell’attivismo giudiziario che protegge chi non merita di restare. È una questione di giustizia, sicurezza e sovranità nazionale. Le toghe rosse devono essere fermate, o l’Italia continuerà a essere un faro per chi vuole vivere al di fuori della legge.
Altri Paesi UE riescono a espellere clandestini e criminali pure verso Paesi non ritenuti sicuri, come Siria, Iraq e Afghanistan, e si registra così un record di rimpatri.
In Italia, invece, tutto è bloccato dall’attivismo di alcuni giudici.@RicoAlessandro #migranti pic.twitter.com/ZiH6TVleek
— Francesca Totolo (@fratotolo2) December 19, 2024
Se la magistratura dà la precedenza a queste faccende invece di occuparsi dei processi fermi da anni vuol dire che:
A) non hanno un cazzo da fare e
B) sono in magistratura per non fare un cazzo.
Inutile menare il torrone, ci sono cause ferme da anni per convenienza di una delle parti in causa e ne sovviene che sono pure corrotti, vedi causa IMI-SIR…