Open Arms, il fatto non sussiste. SALVINI: “Ho fermato immigrazione di massa”
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Il giorno del giudizio è arrivato per Matteo Salvini nel processo Open Arms, e il verdetto ha parlato chiaro: assolto perché il fatto non sussiste. Un trionfo per il ministro dei Trasporti, che ha affrontato l’accusa con la determinazione e la fermezza che lo caratterizzano. Nella sala del tribunale di Palermo, circondato dalla sua compagna Francesca Verdini e dai vertici della Lega, Salvini ha accolto la sentenza con un applauso fragoroso, simbolo di una vittoria non solo personale, ma anche politica e ideologica.
Salvini è stato accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio, con la procura che chiedeva una condanna pesante a 6 anni di reclusione. Tuttavia, il giudice ha riconosciuto che le accuse erano infondate, smascherando un tentativo evidente di utilizzare la giustizia per fini politici. “Assolto per aver fermato l’immigrazione di massa e difeso il mio Paese. Vince la Lega, vince il buonsenso, vince l’Italia”, ha proclamato Salvini su X, sottolineando non solo la sua vittoria personale, ma anche quella di un’intera nazione che cerca ordine e sicurezza.
Il processo è stato un chiaro esempio di come la cosiddetta “magistratura rossa” abbia cercato di minare la stabilità politica con accuse infondate e attacchi personali. Salvini, con il suo avvocato Giulia Bongiorno, ha affrontato questa prova con dignità e determinazione. “Ringrazio Giulia Bongiorno e il suo staff ma bisogna pensare anche alla giustizia di domani. Oggi per me è una bella giornata e io ho le spalle larghe e anche in caso di condanna non mi sarei certo arreso. Ma pensare che tanti vengono arrestati ingiustamente, magari non hanno i soldi per l’avvocato e perdono la vita. Bisogna ripensare a tempi e modi per la giustizia e da oggi, da assolto, per me sarà ancora più importante”, ha dichiarato Salvini in un’intervista a 5 Minuti. Questa affermazione non solo riflette la sua resilienza, ma anche il suo impegno per una riforma del sistema giudiziario che garantisca giustizia equa per tutti.
L’applauso alla Camera durante la ripresa dei lavori per il Bilancio non è stato solo un gesto di solidarietà, ma un riconoscimento del lavoro svolto da Salvini per il paese. I “30 secondi in cui attendi la sentenza” descritti da Salvini come un momento di tensione, sono stati il risultato di un attacco politico orchestrato da una parte della magistratura che ha cercato di minare il governo con accuse infondate.
Il processo Open Arms è diventato un simbolo dello scontro tra l’azione politica di Salvini e un certo tipo di magistratura che sembra più interessata a fare politica che a garantire giustizia. La sentenza di assoluzione non è solo una vittoria per Salvini ma un monito per il paese: la giustizia non può e non deve diventare uno strumento di lotta politica. L’Italia ha bisogno di una giustizia che sia al servizio dei cittadini, non delle ideologie.
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