Bruciata viva nella metro da un clandestino: sono tra noi e ci odiano
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Sono Tra Noi e Ci Odiano: Il Caso di Amelia Carter
L’Occidente sta vivendo un incubo, un incubo fatto di violenza, ingratitudine e odio, e il caso di Amelia Carter a New York ne è l’emblema più raccapricciante. Amelia, una giovane donna di 29 anni, è stata brutalmente assassinata da Sebastian Zapeta-Calil, un immigrato clandestino del Guatemala. L’atto di barbarie è avvenuto in una metropolitana, un luogo che dovrebbe rappresentare la sicurezza e la normalità della vita quotidiana.
Sebastian Zapeta-Calil non è un nuovo arrivato; era stato già rimpatriato nel 2018, ma ha trovato il modo di rientrare illegalmente negli Stati Uniti. Questo incidente non è solo un crimine isolato, ma un sintomo di una malattia più profonda: l’immigrazione illegale che ha portato tra noi individui che non rispettano le nostre leggi, la nostra cultura, e la nostra vita.
Mentre Amelia bruciava viva, la governatrice Kathy Hochul, con una superficialità che rasenta l’insulto, si scattava selfie per rassicurare i cittadini sulla sicurezza della metropolitana. Un’ironia crudele: mentre lei cercava di costruire un’immagine di sicurezza, una cittadina americana moriva sotto gli occhi di un uomo che non aveva alcun rispetto per la vita umana.
Questo non è un caso isolato. Da New York a Parigi, da Londra a Berlino, le città occidentali sono diventate un campo di battaglia tra chi cerca di vivere in pace e chi, con l’odio nel cuore, cerca di distruggere quella pace. Gli immigrati clandestini, spesso con precedenti penali, ritornano in un paese che li ha già respinti, portando con sé non solo la loro miseria, ma anche un disprezzo per tutto ciò che rappresenta l’Occidente.
È tempo di affrontare la verità: non si tratta di xenofobia, ma di una necessità di proteggere le nostre comunità, le nostre famiglie, i nostri figli. Le politiche di apertura indiscriminata hanno fallito. Hanno permesso a individui come Zapeta-Calil di tornare, di aggirare le nostre leggi, e di trasformare la nostra ospitalità in un’arma contro di noi.
Il sangue di Amelia Carter è sulle mani di chi ha permesso che questo accadesse. È l’ora di prendere misure drastiche: controllo rigoroso dei confini, deportazione immediata di chi infrange le nostre leggi, e una revisione totale delle politiche migratorie. L’Occidente non può più permettersi di essere il campo di prova per esperimenti sociali fallimentari.
Non possiamo permetterci di ignorare il pericolo che si nasconde tra noi, non possiamo continuare a chiudere gli occhi su chi ci odia e vuole distruggerci. Amelia Carter merita giustizia, e giustizia significa cambiare radicalmente il nostro approccio all’immigrazione, significa dire basta a chi pensa di poter entrare nel nostro paese per portare solo violenza e odio.
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