Morta dopo 8 giorni in barella al Pronto soccorso nella città del processo Salvini

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By V dicembre 23, 2024 14:56

Morta dopo 8 giorni in barella al Pronto soccorso nella città del processo Salvini

Uno Stato che spreca milioni per processare Salvini, ma lascia morire una donna per mancanza di posti in ospedale

Cosa c’è di più emblematico della disfunzione di uno Stato che spende milioni per processare Matteo Salvini a Palermo, mentre una donna di 76 anni muore su una barella del pronto soccorso dell’ospedale Ingrassia, dopo aver aspettato otto giorni per un letto? Questo è il paradosso che mostra come lo Stato italiano abbia perso il senso delle priorità e della giustizia.

Romina Gelardi, la figlia di Maria Ruggia, ha vissuto un dramma che nessuna famiglia dovrebbe mai affrontare. “Ho chiesto scusa a mia madre per averla portata al pronto soccorso dell’ospedale Ingrassia,” ha detto Gelardi, davanti all’area di emergenza dove sua madre ha esalato l’ultimo respiro. La sua colpa? Aver scelto un ospedale che, in teoria, dovrebbe garantire cure, ma che invece ha dimostrato un’assoluta incapacità di gestire le emergenze.

“Mia mamma si poteva salvare,” insiste Romina, con un mix di dolore e rabbia. La sua madre, con problemi di insufficienza renale e difficoltà respiratorie, è stata lasciata a languire su una barella per giorni, in attesa di un trasferimento in reparto che non è mai arrivato in tempo. “Secondo me ha contratto un’infezione proprio al pronto soccorso,” aggiunge, evidenziando come l’ospedale, invece di essere un luogo di cura, sia diventato un incubatore di malattie.

Ma mentre Maria Ruggia perdeva la vita nell’indifferenza del sistema sanitario, lo stesso Stato che non ha risorse per salvare vite umane ne trova a sufficienza per gestire processi politici di dubbia utilità. Milioni di euro sono stati investiti nel processo a Salvini, un’azione che molti vedono come vendetta politica piuttosto che giustizia. Questo mentre i clandestini, arrivati con elicotteri da Lampedusa, trovano sempre un posto, dimostrando una capacità logistica e finanziaria che sembra sparire quando si tratta di assistenza medica per i cittadini italiani.

Questo è un affronto alla dignità umana, alla giustizia e alla logica. Come può essere accettabile che si spenda tanto per processi politici, mentre i cittadini muoiono per mancanza di cure adeguate? Come possiamo accettare che chi dovrebbe proteggere e curare i suoi abitanti si focalizzi invece su vendette politiche?

La storia di Maria Ruggia è una macchia indelebile sull’onore dello Stato italiano, un monito di come il sistema sanitario sia stato ridotto a un’ombra di sé stesso, mentre le risorse vengono deviate verso scopi che nulla hanno a che fare con il benessere pubblico. È tempo di chiedere conto a chi ha la responsabilità di queste scelte, di pretendere un cambiamento radicale nelle priorità dello Stato. Perché finché ci saranno cittadini come Maria Ruggia che muoiono in attesa di cure che non arrivano, non ci può essere giustizia né dignità in questo paese.

Morta dopo 8 giorni in barella al Pronto soccorso nella città del processo Salvini ultima modifica: 2024-12-23T14:56:42+00:00 da V
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