Cellula jihadista anti-italiani, a capo una studentessa islamica a Bologna
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L’Immigrazione Islamica e il Pericolo del Ricongiungimento Familiare: la Minaccia Cresce nel Silenzio della Rete
L’Italia è sotto attacco, e non da un nemico visibile o tradizionale, ma da un’ondata insidiosa di radicalizzazione islamica che cresce nell’ombra delle nostre case, sfruttando le opportunità offerte dalla tecnologia. È tempo di suonare l’allarme: l’immigrazione islamica regolare, in particolare i ricongiungimenti familiari, sta portando con sé non solo lavoratori a basso costo ma anche una nuova generazione di terroristi, cresciuti qui ma estranei ai nostri valori.
Un caso emblematico è quello della “Da’Wa Italia”, un’associazione terroristica formata da cinque giovanissimi, uno dei quali minorenne, che si sono radicalizzati senza mai mettere piede in una moschea o in un luogo di preghiera fisico. La loro Jihad si è consumata online, attraverso schermi di computer e smartphone.
A capo di questo gruppo c’era una ragazza, ventenne di origine pachistana, residente a Bologna, un punto di riferimento inaspettato per il terrorismo islamico. Questo dimostra come il pericolo non si annidi solo tra gli uomini, ma può nascere anche dalle giovani donne che crescono tra noi, radicalizzate dalla propaganda online. Le donne islamiche non sono vittime, ma attive partecipanti al processo di islamizzazione dell’Italia. La sua “opera incessante di proselitismo” ha coinvolto un’altra ragazza di origine algerina, dimostrando come il terrorismo possa diffondersi anche tra chi dovrebbe essere il futuro della nostra società.
Gli arresti, eseguiti dal Ros dei carabinieri alla vigilia di Natale, hanno coinvolto giovani residenti a Bologna, Spoleto, Monfalcone e Milano, tutti sotto i 30 anni, senza particolari problemi economici o sociali. Questo deve farci riflettere: non sono solo i disagiati a diventare terroristi, ma anche chi sembra ben integrato.
Il ricongiungimento familiare, che permette a parenti di unirsi ai migranti già presenti in Italia, è diventato un cavallo di Troia per l’infiltrazione di ideologie estremiste. Questi giovani, cresciuti in famiglie che hanno beneficiato di tali politiche, hanno poi rivolto le loro energie contro il paese che li ha accolti. Uno di loro è già fuggito per unirsi alle milizie jihadiste nel Corno d’Africa, un chiaro segno dell’influenza che questi gruppi esercitano anche su chi è nato e cresciuto in Italia.
Le indagini continuano con l’analisi dei dispositivi sequestrati, ma una cosa è chiara: il nostro sistema di immigrazione deve essere rivisto urgentemente. L’Italia non può permettersi di diventare un terreno fertile per il terrorismo islamico. Dobbiamo fermare l’immigrazione regolare islamica e i ricongiungimenti familiari che non portano altro che pericolo e insicurezza tra le nostre strade. È ora di proteggere i nostri figli e il nostro futuro da chi, sotto il falso pretesto dell’integrazione, porta solo distruzione.
” Uno di loro è già fuggito per unirsi alle milizie jihadiste nel Corno d’Africa” …ma davvero? Una bella notizia, dai! Intanto si è “provvisoriamente” tolto di mezzo e poi visto il luogo in cui si è autodefecato chissà che a breve non si tolga di mezzo in modo irreversibile…incrociamo le dita…