Al pranzo di Natale di Sant’Egidio mancava l’italiano Carlo

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By V dicembre 25, 2024 16:31

Al pranzo di Natale di Sant’Egidio mancava l’italiano Carlo

La Tragedia di Carlo Macro: L’Immigrazione e l’Accoglienza che Uccide

La Vicenda:

In una notte che doveva essere normale, Carlo Macro, un giovane romano di 33 anni, ha trovato la morte per mano di un immigrato clandestino, Joseph White Klifford, che viveva in una roulotte abusiva donata da chi, con la scusa dell’accoglienza, alimenta il caos e la violenza nelle nostre città. Era il 17 febbraio 2014 quando, nel cuore di Trastevere, in via Garibaldi, Carlo e suo fratello avevano fermato l’auto solo per un bisogno fisiologico. Con l’autoradio a tutto volume, non potevano immaginare che la loro sosta avrebbe portato la morte.

Klifford, un indiano di 57 anni senza alcun diritto di stare in Italia, uscì dalla sua roulotte, donata dalla Comunità di Sant’Egidio in un atto di irresponsabilità che mette a rischio la vita dei cittadini italiani. Armato di un cacciavite, ha reagito con violenza sproporzionata e criminale, colpendo Carlo al petto e causandone la morte. Nonostante i tentativi di salvataggio all’ospedale Fatebenefratelli, Carlo è deceduto.

Il 17 luglio 2015 Klifford, che aveva alle spalle precedenti per reati contro la persona e un decreto di espulsione del giugno 2012, viene condannato a soli 14 anni di reclusione anziché 21 perché la Corte aveva escluso l’aggravante dei futili motivi. La madre della vittima, Giuliana Bramonti, in qualità di presidente dell’Associazione “Carlo Macro”, a un mese esatto dalla sentenza, rivolgeva un inascoltato appello al procuratore Pignatone per chiedere di non archiviare l’inchiesta sulle roulotte della Sant’Egidio. Quell’indagine, secondo la Bramonti, “ha fatto emergere un fenomeno inquietante di degrado, di illegalità e di ingiustizie. Un fenomeno che ha incrociato tragicamente il destino di mio figlio”. Un’inchiesta durata un anno che ha fatto parzialmente luce “su un fenomeno caratterizzato dal silenzio connivente delle istituzioni, da interessi trasversali, da illegittime interazioni tra privati e pubblica amministrazione, con la Comunità di S.Egidio che ancora oggi incentiva forme improprie di assistenza disseminando degrado su tutta la città”.

L’Accusa:

Quanto accaduto è la prova evidente di come la nostra società sia stata tradita da politiche di accoglienza cieche e irresponsabili. La Comunità di Sant’Egidio, con la sua donazione, ha creato un ambiente dove un clandestino, un uomo senza legami con la nostra cultura e le nostre leggi, poteva vivere abusivamente, trasformando un atto di “beneficenza” in una minaccia per la sicurezza pubblica.

Le Conseguenze:

Irresponsabilità: Donare roulotte che poi finiscono per ospitare irregolari non è accoglienza, è un’irresponsabilità che mette a rischio vite. Questa non è solidarietà, è complicità con chi viola le nostre leggi.
Sicurezza Pubblica: La morte di Carlo Macro è un monito per tutti noi. Non possiamo accettare che la nostra sicurezza venga compromessa da chi dovrebbe essere espulso, non ospitato. L’immigrazione irregolare non solo è fuori controllo, ma è anche letale.

Conclusione:

Carlo Macro è stato ucciso perché in Italia abbiamo permesso che l’immigrazione incontrollata e l’accoglienza senza criterio distruggessero la nostra sicurezza. È tempo di dire basta alle donazioni che favoriscono l’abusivismo, basta con l’ospitalità indiscriminata che ci mette in pericolo, basta con una politica che protegge più i clandestini che i suoi stessi cittadini. La memoria di Carlo deve spingerci a un cambiamento radicale, perché la prossima vittima potrebbe essere chiunque di noi.

La mamma, in un intervento, in occasione della fiaccolata per Pamela Mastropietro, in cui sono state ricordate anche molte altre ‘vittime dimenticate’ come Carlo Macro, ha attaccato duramente le istituzioni. “Mentre gli assassini vengono assistiti, i familiari delle vittime vengono completamente abbandonate al loro destino. Devono sostenere le spese dei processi costosissime – ha ribadito – e lo Stato se ne infischia completamente. Anche le vittime possono aver bisogno dello psicologo, cosa che agli assassini danno gratis. Noi chiediamo che lo Stato si faccia carico anche del nostro sostegno psicologico”.

La donna non ha risparmiato critiche nemmeno verso la magistratura: “Quell’indiano non doveva stare in Italia – ha detto – ma vi è rimasto per delinquere. Gli sono stati dati 14 anni di reclusione come se non fosse morto nessuno e, di fatto, diventeranno 6-7 anni e ce lo ritroveremo in strada a delinquere. Questa non è giustizia, è una presa in giro”. E’ già accaduto.

Al pranzo di Natale di Sant’Egidio mancava l’italiano Carlo ultima modifica: 2024-12-25T16:31:31+00:00 da V
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