Un referendum sull’immigrazione: non ci hanno mai chiesto se volevamo diventare stranieri a casa nostra
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L’immigrazione in Italia è diventata una piaga, un cancro che sta divorando la nostra identità e sicurezza. Nessun cittadino italiano è stato mai consultato per sapere se desiderava vedere la propria comunità trasformata in un bazaar multiculturale: tutto è avvenuto senza il suo consenso.
Le élite politiche italiane, sedute comodamente nei loro palazzi a Roma, hanno imposto con arroganza l’apertura delle frontiere. Hanno calpestato la volontà popolare, decidendo senza dibattito, senza referendum, e senza alcun rispetto per chi vive realmente nelle nostre città e paesi. Questa non è democrazia, è tirannia mascherata da umanitarismo.
Le conseguenze sono devastanti. Le nostre strade non sono più sicure, le nostre scuole sono diventate campi di battaglia culturali, e la criminalità è esplosa come una bomba. La nostra identità italiana, la nostra cultura, i nostri valori sono sotto assedio, rimpiazzati da tradizioni e pratiche che non ci appartengono e che non abbiamo mai chiesto.
Non ci si può nascondere dietro parole suadenti e false come “diversità” o “arricchimento culturale” quando quello che vediamo è un impoverimento della nostra società. L’immigrazione di massa non è un beneficio, è una catastrofe sociale e culturale per l’Italia.
È necessario un approccio duro, senza compromessi. Abbiamo bisogno di muri, di leggi che puniscano severamente chi entra illegalmente in Italia, di un sistema di asilo che non sia un invito aperto a chiunque voglia approfittarsi del nostro welfare. Dobbiamo riprendere il controllo delle nostre frontiere, delle nostre città, e della nostra identità.
Non basta discutere; è tempo di agire. Dobbiamo pretendere un referendum su queste politiche, dobbiamo far sentire la nostra voce nelle urne, non solo nelle piazze. La sovranità popolare deve prevalere.
“Non ci hanno mai chiesto se volevamo immigrati a casa nostra”. Se non fermiamo questa follia, se non ci riprendiamo il diritto a decidere il nostro futuro, allora non avremo più una casa da difendere. È ora di dire basta, di ristabilire ordine, e di proteggere ciò che è nostro per diritto di nascita e di sangue.
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