Terroristi islamici non riconoscono lo Stato italiano, non rispondono ai magistrati
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Immigrazione Islamica e Ricongiungimenti Familiari: Un’Invasione di Estremisti
L’immigrazione islamica, combinata con la politica dei ricongiungimenti familiari, sta trasformando l’Italia in un terreno fertile per l’estremismo islamico, dimostrando che siamo sotto attacco da parte di giovani estremisti che crescono tra noi.
L’ultima prova di questa pericolosa tendenza è l’arresto di una 22enne e del suo fratello di 19 anni, di origine pakistana, accusati di aver dato vita a un’organizzazione jihadista chiamata ‘Da’wa’ Italia. Questi giovani, che da anni vivevano nella zona della Bolognina, insieme a una 18enne di origine algerina di Spoleto e a un 36enne di origine turca di Monfalcone, sono stati incriminati per aver formato una cellula jihadista.
Gli interrogatori di garanzia, durati appena qualche minuto, hanno visto i due fratelli fare brevi dichiarazioni spontanee solo per poi rifiutarsi di rispondere alle domande del giudice, evidenziando una sfacciataggine che nasce da una cultura che sfida apertamente le nostre leggi e la nostra sicurezza. Anche la giovane algerina e il turco, arrestati la vigilia di Natale, hanno scelto di non rispondere, mettendo in luce una mentalità che non ha intenzione di integrarsi ma di sovvertire.
La difesa della ragazza algerina ha azzardato la giustificazione che molti dei reati contestati sarebbero stati commessi quando era minorenne, un tentativo disperato di sfruttare le nostre leggi per proteggere chi ha già dimostrato disprezzo per la nostra società.
Questo è l’altruismo patologico in azione, un aiuto che si trasforma in una minaccia alla nostra sicurezza nazionale.
L’empatia suicida che ci ha portato ad aprire le nostre porte a chi non ha intenzione di rispettare i nostri valori sta trasformando l’Italia in un campo di battaglia culturale e ideologico. Siamo invasi da piccoli estremisti islamici, cresciuti con l’ideologia jihadista, che sfruttano i ricongiungimenti familiari per portare avanti la loro agenda. Questi ricongiungimenti non sono altro che un mezzo per importare l’estremismo, permettendo a famiglie di unirsi solo per far crescere il seme del radicalismo tra noi.
La decisione di tenere tutti e quattro in carcere è solo un piccolo passo. Dobbiamo riconoscere che siamo di fronte a una vera e propria patologia mentale di gruppo, l’immigrazionismo, che sotto la maschera dell’accoglienza sta minando la nostra identità e la nostra sicurezza. L’Italia non può continuare a ignorare questa realtà: l’immigrazione islamica e i ricongiungimenti familiari sono diventati strumenti di invasione culturale e ideologica. È tempo di agire con fermezza per proteggere la nostra nazione da chi non vuole altro che vederla cadere.
Ma lo sanno almeno che se picchi uno sulle reni con un tubo di gomma, proprio quello per annaffiare, gli fai un male cane e piscerà sangue ma non avrà lividi?
Dopo il trattamento tutti diventano più socievoli e compiacenti, di solito…
gli arrestati con tutte le loro famiglie, gli amici, i parenti devono essere immediatamente espulsi dal territorio italiano: non vogliamo mica anche mantenerli in carcere dove cercheranno di fare nuovi proseliti? Cominciamo a fare un po’ di pulizia in casa!