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Come tante donne, e in generale cittadini, che vivono le città italiane nel rispetto delle regole, Vana con una certa rabbia esprime le paure che ormai sono comuni a tutti: “Basta che si levino dalle scatole. Almeno possiamo uscire la sera senza paura”.

“Ma chi vi trattiene qui?” Lo sfogo dell’immigrata europea contro i teppisti nordafricani del Capodanno

Gli insulti all’Italia degli immigrati islamici nordafricani di Milano non sono andati giù a Vana, a sua volta immigrata ma europea nel nostro Paese. La sua frustrazione esplode con un’invettiva chiara: “Se proteggi l’immigrazione molesta, chi paga il conto sono gli immigrati che seguono le leggi.”

Insulti contro l’Italia e contro i poliziotti, violazione delle barriere a tutela della statua equestre di Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo, volto coperto con un passamontagna. Così questi giovani immigrati, di seconda generazione, hanno festeggiato il Capodanno nella Milano delle zone rosse, pubblicando online i video della loro sovversione. Una sorta di rivendicazione, una sfida quasi alle istituzioni, che conferma l’esistenza di un problema legato ai cosiddetti “nuovi italiani”. “Fanculo Italia”, “Polizia di merda”, sono solo alcuni degli improperi rivolti a favore di telecamera, diffusi tramite i social, dove sono diventati virali. Mentre alcuni giustificano questi atti come “ragazzate” o “goliardate” da ultimo dell’anno, altri vedono il vero volto dell’immigrazione incontrollata. Non è solo politica; gli immigrati europei, che sono una cosa molto diversa da quelli non europei, si sentono minacciati da questi comportamenti, come dimostra lo sfogo di Vana, da tanti anni in Italia, che rifiuta di essere accomunata a questi teppisti afroislamici.

“Vaff… Italia”. Il capodanno degli stranieri a Milano tra risse e insulti

“Io sono immigrata e mi danno sui nervi gli immigrati che odiano il Paese che hanno scelto per vivere. Ma chi cavolo vi trattiene qui? Andatevene in posti che amate, liberateci dalla vostra presenza nociva”, scrive su X a corredo del video “incriminato”. Le sue parole hanno innescato una discussione su chi siano questi giovani e sulla loro provenienza familiare; molti di loro sono figli di immigrati che lavorano duramente e rispettano l’Italia molto più dei loro figli, che invece disprezzano la nazione che li ha accolti. Ecco come questi comportamenti generano tensioni sociali, colpendo soprattutto chi cerca di integrarsi. “È questo che non capisce la sinistra. Se proteggi un certo tipo di immigrazione molesta, chi pagherà il conto non saranno loro né gli italiani, ma gli immigrati che vivono rispettando le regole e contribuendo alla crescita dell’Italia”, sottolinea Vana.

Come tante donne e cittadini che vivono rispettando le regole, Vana esprime con rabbia le paure che ormai sono comuni a tutti: “Basta che si levino dalle scatole. Almeno possiamo uscire la sera senza paura.” Non essendo nata qui ma avendo scelto l’Italia per viverci, non vuole che la sua storia e quella di altri immigrati rispettosi venga confusa con quella dei teppisti protagonisti del video. Vuole protestare, alzare la testa, perché anche la sua voce possa essere ascoltata.

L’immigrazione, oltre un certo numero, non può essere mai ”buona”. Neanche quella europea. Ma una immigrazione limitata e regolata europea è accettabile e integrabile. Quella islamica non lo è mai. I Paesi islamici devono essere esclusi dai decreti flussi. È una verità cruda ma necessaria da riconoscere: l’Italia è soffocata da un’ondata di immigrazione che non solo non si integra ma sfida apertamente le nostre istituzioni e la nostra cultura.