Africano invita ad uccidere italiani ma non lo arrestano

In Francia, la giustizia ha dimostrato di avere i denti, quando ha messo le manette a Zazou Youcef, un influencer algerino con una base di 400.000 follower su TikTok. Questo individuo non si è limitato a fare balletti o a recensire prodotti; no, ha deciso di usare la sua piattaforma per seminare odio e violenza, invitando esplicitamente a compiere attentati e a perpetrare atti orribili contro gli ebrei e a commettere stupri. La reazione delle forze di sicurezza francesi è stata pronta e decisa: Youcef è stato arrestato a Brest, e il suo account è stato prontamente sospeso. Il ministro degli Interni, Bruno Retailleau, ha confermato l’arresto con un tono che sembrava dire: “Non permetteremo che questi messaggi di odio dilaghino.” Bravo alla Francia per aver agito con fermezza

Italia, invece, un silenzio assordante

Ma passiamo all’Italia, dove sembra che l’indignazione sia una risorsa limitata. Un immigrato maliano, con una presenza altrettanto attiva su TikTok, ha lanciato un appello alla vendetta che farebbe rabbrividire chiunque abbia un briciolo di umanità: uccidere 10 italiani per ogni criminale maliano ucciso dalla polizia italiana. Questi video non sono solo esistiti; sono ancora lì, a disposizione di chiunque abbia voglia di prendere parte a questa follia. E cosa fa l’Italia? Assolutamente niente. Niente arresti, niente sospensioni di account, solo un silenzio che puzza di codardia e di paura di affrontare la realtà.

Questo paragone è una vergogna per l’Italia. La differenza tra i due paesi è abissale: da una parte, una giustizia che agisce, dall’altra, un’assenza di reazione che si può solo definire come una complicità passiva.

Dove finisce la giustizia?

La domanda che sorge spontanea è: dove finisce la giustizia in Italia? Perché mentre in Francia un criminale che invita a commettere atti di violenza viene trattato come tale, in Italia sembra che si preferisca ignorare le minacce, sperando che passino inosservate. Questa inazione non è solo un insulto a chi crede nel rispetto della legge, ma è anche un pericolo per la sicurezza pubblica.