Branco ‘maranza’ accoltella ragazzo italiano e gli ruba le scarpe
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Uno scenario da film dell’orrore si è concretizzato nel cuore di Sulmona: un giovane di 21 anni, residente in città, è stato brutalmente accoltellato e picchiato in pieno centro, e per finire gli hanno rubato scarpe e calzini. Questo atto di barbarie risale alla notte tra il 13 e il 14 dicembre, fuori da un locale, dove, secondo le testimonianze, il giovane è stato accerchiato e preso a botte da un gruppo di giovanissimi, guidati da un straniero.
Prima lo hanno circondato, poi lo hanno pestato senza pietà, usando anche un’arma, probabilmente un coltello con una lama sottile, che ha lasciato una ferita da taglio sulla schiena e causato fratture costali. Il ragazzo, ridotto a camminare scalzo e dolorante, è stato soccorso all’alba in piazza Garibaldi, riuscendo poi a tornare a casa con difficoltà. La madre, trovandolo in quello stato, lo ha immediatamente portato in ospedale.
I medici hanno diagnosticato una prognosi di trenta giorni, un segno evidente della violenza subita. Ma cosa è successo alla nostra Sulmona, una volta considerata un rifugio sicuro? La madre del giovane, sconvolta e furiosa, chiede a gran voce che le forze dell’ordine intervengano con determinazione. “Ci hanno inviato immagini di un giovane con le stesse scarpe distintive di mio figlio,” ha detto, “esigo che la giustizia faccia il suo corso, che i colpevoli siano assicurati alla giustizia per questa aggressione vile. Ho affidato il nostro caso all’avvocato Alessandro Margiotta per tutelare me e la mia famiglia.”
Gli agenti del commissariato di Sulmona hanno iniziato le indagini, ma la lentezza e la mancanza di risultati immediati sono inaccettabili. Le uniche telecamere che hanno catturato l’aggressione appartengono a un’attività commerciale, ma quanto tempo dovremo aspettare per vedere giustizia? Questa non è solo un’aggressione; è un attacco alla nostra sicurezza, alla nostra tranquillità, alla nostra stessa identità.
È chiaro che l’immigrazione non controllata sta trasformando le nostre città in terreni di caccia. Non possiamo permettere che la nostra Sulmona diventi un altro avamposto della barbarie importata. Dobbiamo alzare la voce, dobbiamo pretendere che i nostri spazi, le nostre strade, siano di nuovo sicure. La nostra pazienza è finita; ora è il momento dell’azione.
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