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La Strategia dei “Compagni”: Alimentare il Caos per Accusare il Governo

In Italia, una nuova strategia politica sembra emergere dalle ombre della sinistra radicale: quella di infiammare deliberatamente le tensioni sociali per poi puntare il dito contro il governo, accusandolo di fascismo e di Stato di Polizia. I “compagni”, come amano definirsi, stanno organizzando manifestazioni che richiamano in piazza non solo attivisti, ma anche orde di stranieri, spesso semianalfabeti, a cui viene promessa una sorta di rivoluzione sociale.

Il gioco è chiaro: provocare disordini, incitare alla violenza, per poi manipolare l’opinione pubblica. Quando il governo è costretto a reagire con misure di sicurezza per proteggere i cittadini e la proprietà pubblica, ecco che si grida al “fascismo”, si parla di “libertà repressa” e di “Stato di Polizia”. Questo scenario si ripete con una frequenza allarmante, specialmente in città come Roma, Milano e Torino, dove le manifestazioni sono spesso il preludio a scontri e vandalismi.

Ma qual è la logica dietro questa tattica? Semplice: destabilizzare il governo, creando un’immagine di repressione che possa essere sfruttata dai media e dai partiti di sinistra per guadagnare consensi. Tuttavia, questa strategia non fa altro che esacerbare i problemi di integrazione e sicurezza, danneggiando ulteriormente il tessuto sociale italiano.

Un governo intelligente, di fronte a tali provocazioni, non dovrebbe cadere nella trappola di reagire con la forza bruta, anche se sarebbe divertente, ma piuttosto togliere il “mare” in cui questi “compagni” galleggiano. Come?

Abolizione dei Ricongiungimenti Familiari: Uno dei principali motori dell’immigrazione incontrollata è l’istituto del ricongiungimento familiare. Abrogando questa possibilità, si ridurrebbe significativamente l’afflusso di nuovi migranti, diminuendo il bacino di individui che possono essere manipolati o arruolati in queste manifestazioni violente.

Fine dell’Immigrazione Regolare Islamica: L’Italia ha visto negli ultimi anni un aumento significativo dell’immigrazione da paesi a maggioranza islamica. Una politica che azzeri questa forma di immigrazione regolare non solo ridurrebbe il numero di potenziali “soldati” per le orde organizzate, ma aiuterebbe anche a mitigare i problemi di integrazione culturale.

L’obiettivo è la chiusura totale delle frontiere dai pae, ma una gestione più rigorosa e responsabile dell’immigrazione, che tenga conto delle capacità di integrazione del paese, della sicurezza nazionale e del benessere delle comunità locali.

Conclusione:

Non è più possibile ignorare che dietro molte delle proteste violente ci sia una strategia precisa: creare il caos per accusare il governo di autoritarismo. È giunto il momento di rompere questo ciclo. Un governo intelligente non solo protegge i propri cittadini ma anche il proprio futuro, evitando di alimentare ulteriormente quella che sembra una guerra interna orchestrata da chi, per ideologia o per interesse, vuole vedere l’Italia in fiamme. La soluzione non è nella repressione violenta, ma in una politica migratoria che non fornisca più le “orde” che i “compagni” cercano di arruolare come esercito di riserva.