Taharrush gamea: sono in Italia per stuprare le donne
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Ci sono parole che, con il tempo, diventano familiari, spesso legate a eventi drammatici a cui ci abituamo o, peggio, ci anestetizziamo. “Allah Akbar”, “Jihad”, e ora “taharrush gamea” – lo stupro legalizzato del branco maghrebino. Un’onda continua di violenza che separa le donne, trasformandosi in onta, offesa, vergogna.
La Storia dell’Infamia Tutto inizia a Piazza Tahrir, in Egitto, durante le Primavere Arabe. La rivoluzione che prometteva libertà e democrazia ha invece portato alla luce l’estremismo dei Fratelli Musulmani, dove le donne sono state ridotte a mere ombre, private di dignità, accerchiate e molestate senza pietà. Il “gioco” della gang, noto come “taharrush gamea”, ha trovato terreno fertile anche in Europa.
L’Incubo d’Europa A Colonia, nel 2016, la notte di Capodanno diventa un campo di battaglia per donne indifese, assaltate da gruppi di immigrati nordafricani. Il sistema cerca di minimizzare, chiamandolo “misoginia”, ma la verità è evidente: è l’importazione di una pratica barbara. E succede di nuovo, ad Amburgo, in Svezia, in Belgio, e ora, con dolorosa regolarità, in Italia. Le notti di Capodanno del 2022 e del 2024 sono marchiate dal “taharrush gamea”, con i media italiani che tentano di nascondere o minimizzare l’infamia.
Il Ferro e il Fuoco dell’Islam Questi migranti islamici, ospitati nelle nostre case popolari a spese dei contribuenti, ricevono sussidi non per integrarsi ma per procreare, per riempirci di altri che condividono la loro visione distorta del mondo. E giustificano le loro violenze sessuali, come quelle di Piazza Duomo, con la loro cultura e religione. “Allah Akbar” diventa il grido di guerra di chi vuole imporre la propria legge sulla nostra.
La Schiavitù delle Donne Le mogli sono prigioniere nelle loro case, le figlie vendute in matrimoni combinati, le donne private della libertà. In Italia, questa cultura si sta radicando, trasformando le nostre strade in luoghi di terrore per le donne, dove essere donna significa essere preda.
La Politica dell’Omerta Un’interrogazione parlamentare ha finalmente sollevato il velo, ma le risposte sono lente, caute. Il Ministro dell’Interno parla di accertamenti, ma il problema è evidente. L’onorevole Sara Kelany ha denunciato che “sono sempre le stesse modalità: gruppi di uomini di origine nordafricana che accerchiano, neutralizzano e violentano le donne.” Fratelli d’Italia ha urlato da tempo contro questo scempio, contro la cecità buonista che ha permesso che queste vicende venissero taciute per paura di essere accusati di islamofobia.
Un Appello alla Rivolta “Taharrush gamea” è ormai nel nostro vocabolario perché è entrato nelle nostre vite con la forza della violenza. È tempo di intervenire, prima che sia troppo tardi, se non lo è già. Dobbiamo respingere questa invasione culturale, proteggere le nostre donne, e dire basta a un Islam che si serve della violenza come strumento di dominio. La nostra civiltà, la nostra sicurezza, il nostro modo di vivere sono sotto attacco. È ora di reagire con la stessa ferocia con cui siamo stati attaccati, per salvare l’Italia da un futuro di barbarie.
Dobbiamo azzerare l’immigrazione regolare islamica. Sarebbe dovuto essere il primo provvedimento del governo Meloni. Invece stiamo ancora aspettando: ne entrano così duecentomila l’anno. Basterebbe un fottuto decreto tra una gita a Washington e l’altra.
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