Il prof islamico e gli stupri in Duomo: “Giovani musulmani vanno capiti”

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By V gennaio 16, 2025 17:21

Il prof islamico e gli stupri in Duomo: “Giovani musulmani vanno capiti”

E’ un chiaro esempio di come l’immigrazione islamica abbia portato con sé pratiche barbare e una mentalità che non rispetta le nostre donne e la nostra società. Non c’è nulla da capire.

Alla fine, le parole del presunto esperto di “cultura araba” messe insieme alle dichiarazioni dei suoi correligionari di questi giorni, confermano una cosa: quelle ragazze sono state violentate perché hanno osato uscire di casa e vivere la città. Fate un giro nei quartieri islamici, le donne non si muovono se non con i sacchi neri in testa.

La procura di Milano sta concentrando le sue indagini sul fenomeno del “taharrush gamea”, la violenza sessuale di gruppo diffusa nei Paesi islamici, messa in atto in Piazza Duomo allo scopo di punire la donna, di impaurirla e di terrorizzarla perché è uscita di casa.

Lo straniero: “Se vedo una così faccio lo stesso”.

E’ un chiaro esempio di come l’immigrazione islamica abbia portato con sé pratiche barbare e una mentalità che non rispetta le nostre donne e la nostra società.

Wael Faruq, direttore dell’istituto di cultura araba della Cattolica, in un’intervista al quotidiano Repubblica sostiene che il fenomeno “è nato in un contesto di violenza, di oppressione, di perdita della speranza, di disoccupazione, di guerra”. I primi episodi sono stati registrati in Egitto nel 1998 e secondo il professore questo è fondamentale, perché “la fine degli anni Novanta e gli inizi del Duemila è proprio quando sono nati i protagonisti delle violenze. Giovani stranieri o italiani di seconda generazione che sono cresciuti in questo contesto, che l’hanno vissuto in prima persona, lì oppure attraverso le immagini o racconti a distanza”. Questo, nella teoria di Faruq, significa che “non è una questione di cultura o religione”, anche perché “per la cultura araba e la religione islamica quelle violenze di gruppo sono un crimine gravissimo”. Tuttavia, dice, “il problema sta nel contesto degli ultimi trent’anni, diventato parte della loro storia”.

Questa è una scusa patetica per giustificare comportamenti inaccettabili. Non possiamo accettare che la violenza contro le donne sia spiegata via via con contesti sociali o perdite di speranza. Questi atti sono crimini, punto.

Quello che per lui è il contesto lo spiega nella risposta successiva, quando dice che esiste un problema mondiale di molestia sulle donne, “scoperchiato col MeeToo” che sostiene riguardare “in maniera drammatica anche tutto l’occidente”. E poi, aggiunge, esiste “uno stereotipo femminile che si diffonde fra sui social e i profili di Tik Tok, una donna che si vende, che cerca soldi, una donna non reale”. Tutto questo sarebbe assimilabile con le violenze di gruppo e con le molestie subite da decine di uomini in piazza del Duomo e in tutte le altre piazze europee negli ultimi dieci anni. Il motivo sarebbe, nella logica di Faruq, perché “è contro uno stereotipo che vengono fatte quelle violenze di gruppo”. Sembra confermare che il “taharrush gamea” sia una punizione per la donna moderna, libera di mostrare il suo corpo e di disporne a suo piacimento. “Non è contro persone per ragioni specifiche ma contro quello stereotipo che le deumanizza. Il punto dove voglio arrivare è che è troppo banale dare la colpa all’islam, parlare di ragazzi che provengono da una cultura distante da noi che non rispetta le donne”, prosegue Faruq nella sua spiegazione, ignorando però che in quella piazza non c’erano italiani.

Il problema qui non è lo stereotipo, ma la realtà che questi immigrati portano con sé, una realtà di violenza e disprezzo per le donne. È ridicolo pensare che queste violenze non abbiano nulla a che fare con la cultura o la religione quando è evidente che sono pratiche radicate in alcune comunità islamiche.

“Assalita e molestata a Capodanno. Ho visto altre ragazze in lacrime”:

“È molto pericoloso slegare quello che è successo in Duomo da un contesto generale di una cultura della violenza che nasce da un vuoto e dal perdere la fede e significato in tutto”, dice ancora a Repubblica, dicendo che non bisogna minimizzare ma sostenendo che non serve la polizia per fermare il fenomeno, al massimo serve alla dissuasione, “a questi ragazzi manca educazione, speranza per il futuro, e questo va oltre i giovani di origine straniera. È gente che vive ai margini, che cresce sui social nel vuoto di significato, capace di fare violenza senza ragione”.

Questa è un’assurdità. La responsabilità non può essere diluita in discorsi fumosi su educazione e speranza. La verità è che abbiamo un problema con immigrati islamici che non rispettano le nostre leggi e tradizioni. Dobbiamo smettere di fare scuse per questi criminali e iniziare a proteggere le nostre comunità.

Il prof islamico e gli stupri in Duomo: “Giovani musulmani vanno capiti” ultima modifica: 2025-01-16T17:21:52+00:00 da V
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By V gennaio 16, 2025 17:21
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1 Comment

  1. Ul Gigi da Viganell gennaio 16, 22:03

    No, vanno menati affinchè capiscano quanto siano inutili e impotenti…

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