La sinistra difende i delinquenti: “carabinieri ce l’hanno coi maranza”
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Che poi, sia chiaro, la profilazione razziale è cosa buona e giusta: se le statistiche dicono che i nordafricani commettono molti più reati dei filippini, è giusto fermare con più frequenta i nordafricani perché hai più probabilità di beccare un delinquente. Se poi delinquente non è, non avrà problemi a farsi riconoscere.
In merito ai fatti di Milano, qualcuno asserisce che i Carabinieri abbiano inseguito Ramy Elgaml e Fares Bouzidi poiché stranieri.
L’On. @borghi_claudio, specifica che ovviamente non c’è stata alcuna profilazione raziale, dato che, avendo il casco, i Carabinieri non potevano… pic.twitter.com/RGSfK3U0iu
— Francesco 🇮🇹 (@SaP011) January 19, 2025
I fatti di cui parliamo riguardano Ramy Elgaml e Fares Bouzidi, due individui coinvolti in un inseguimento da parte dei Carabinieri. La sinistra, con la sua solita retorica, ha subito alzato la bandiera della profilazione razziale, suggerendo che il comportamento delle forze dell’ordine fosse influenzato dalla nazionalità dei soggetti coinvolti.
Ma lasciamo che i fatti parlino da soli. L’On. Claudio Borghi, con una chiarezza che non lascia spazio a interpretazioni distorte, ha chiarito che i Carabinieri non potevano sapere chi c’era a bordo del mezzo, poiché i sospetti indossavano il casco. Questo dettaglio fondamentale smonta immediatamente l’accusa di profilazione razziale, mettendo in luce come la sinistra sia pronta a sacrificare la verità sull’altare del politicamente corretto.
La risposta della signora, che con un tono quasi rassegnato afferma “A Milano il T-Max è il motorino dei maranza”, aggiunge un ulteriore strato di frustrazione a questo già complesso tessuto sociale. È evidente che la comunità è stanca di vedere la giustizia piegata a favore di una narrazione che vuole difendere a ogni costo individui che hanno infranto la legge, solo perché stranieri.
La difesa a priori dei delinquenti stranieri da parte della sinistra non è solo una distorsione della giustizia, ma anche un insulto alla nostra intelligenza collettiva. Questa retorica non solo mina la fiducia nelle istituzioni, ma crea un clima di impunità per chi crede di poter agire impunemente sotto la protezione di un’ideologia che confonde l’uguaglianza con l’impunità.
È tempo di smettere di usare la razza o l’origine etnica come scudo per comportamenti criminali. La giustizia deve essere cieca, non solo nei confronti del colore della pelle, ma anche verso le urla stonate di chi cerca di manipolare la verità per un’agenda politica. Milano, e tutta l’Italia, meritano meglio. Meritano una giustizia equa, che non si faccia condizionare da chi vuole far passare il crimine per una questione di discriminazione.
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