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La Magistratura Rossa: Un Attacco all’Italia e ai Suoi Interessi

Negli ultimi giorni, è emerso uno scenario che non può essere ignorato: un attacco coordinato e subdolo da parte di una magistratura ideologicamente corrotta, sia a livello internazionale che nazionale, contro la sovranità e gli interessi dell’Italia.

Il caso di Najeem Osama Almasri, noto comandante della polizia giudiziaria libica, ha messo in luce una strategia inquietante. La Corte Penale Internazionale dell’Aja, con la sua richiesta di arresto, ha deliberatamente scelto di intervenire solo quando Almasri si trovava in territorio italiano, dopo aver attraversato indisturbato altri paesi europei. Questo modus operandi non può essere visto come casuale o imparziale. È una manovra chiaramente orchestrata per destabilizzare gli accordi tra Italia e Libia, cruciali per il controllo dei flussi migratori clandestini nel Mediterraneo.

La tempistica della richiesta di arresto non è solo sospetta ma denota un intento preciso: mettere a rischio la collaborazione tra i due paesi. L’Italia, sotto il governo Meloni, ha lavorato duramente per stabilire un sistema di controllo che rispetti la legalità e la sicurezza, ma che non sacrifichi i diritti umani. Tuttavia, questa azione della Corte dell’Aja sembra essere un tentativo di sabotaggio, mascherato da giustizia internazionale.

Ma la storia non finisce qui. Una volta che questo evidente piano viene sventato, con la liberazione di Almasri per motivi procedurali, la magistratura italiana, influenzata da ideologie di sinistra, ha deciso di scatenare una rappresaglia. Le cosiddette “toghe rosse” hanno avviato indagini contro buona parte del governo italiano, in quello che appare come un atto di eversione. Questo non è solo un abuso di potere, ma un tentativo diretto di minare la stabilità politica del paese per ragioni ideologiche.

L’eversione è un termine che non va usato alla leggera, ma qui descrive perfettamente l’azione di una magistratura che, anziché servire la giustizia e la legge, si piega a un’agenda politica. La richiesta di chiarimenti da parte della Corte Penale Internazionale all’Italia sulla liberazione di Almasri, seguita da accuse e indagini interne contro il governo, mostra un chiaro tentativo di sovvertire l’ordine costituito attraverso l’uso della giustizia come arma politica.

Questo scenario mette l’Italia in una posizione difficile, non solo sul piano interno ma anche internazionale. La nostra sovranità è sotto attacco, non dai tradizionali nemici esterni, ma da un nemico interno che si nasconde dietro la toga della giustizia. È tempo che il popolo italiano si renda conto di questa guerra silenziosa contro il proprio governo e i suoi accordi internazionali, una guerra condotta da chi dovrebbe essere il garante della legge e dell’ordine.

In conclusione, l’azione della magistratura, sia a livello internazionale che nazionale, non solo mette in pericolo gli accordi anti-clandestini con la Libia ma sfida apertamente la democrazia e la volontà popolare espressa attraverso le elezioni. È un atto di eversione che richiede una risposta decisa e un’analisi critica della funzione della magistratura nel nostro sistema democratico.