Il 30 gennaio del 2018 Pamela Mastropietro veniva fatta a pezzi dall’integrazione

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By V gennaio 30, 2025 13:57

Il 30 gennaio del 2018 Pamela Mastropietro veniva fatta a pezzi dall’integrazione

A 7 anni dall’omicidio che ha sconvolto l’Italia, il sistema dell’accoglienza all’origine della sua morte è ancora lì. Ospita 140mila parassiti. Anche Mattarella è ancora lì. Zitto e buono come allora.

Mi chiamo Pamela Mastropietro e ho 18 anni per sempre: dopo 7 anni non è cambiato nulla.

Sono passati sette anni dal giorno in cui l’orrore ha strappato via la vita a Pamela Mastropietro, lasciandola per sempre con 18 anni. Un’età che rappresenta l’inizio della vita adulta, ma per Pamela, quell’inizio si è trasformato in un incubo senza fine, un incubo che ha gettato un’ombra oscura su Macerata e sull’intera Italia.

Pamela, una giovane ragazza italiana, piena di sogni e speranze, è stata brutalmente assassinata, fatta a pezzi, e abbandonata come un rifiuto in due valigie. Il suo carnefice, Innocent Oseghale, un immigrato nigeriano, ha portato via non solo la sua vita, ma anche ogni briciolo di fiducia che la nostra società aveva nella giustizia e nell’umanità.

Ma dov’è la giustizia per Pamela? Dove sono le risposte che le istituzioni dovrebbero fornire a una madre che ha visto il corpo smembrato della figlia? La verità è che Macerata è ancora avvolta da un velo di omertà, un silenzio che grida più forte di qualsiasi parola. Questo silenzio è il complice silenzioso di un sistema di accoglienza che ha fallito miseramente. Un sistema che ha permesso a un assassino di camminare tra noi, di respirare la nostra aria, di vivere tra i nostri figli.

L’immigrazione incontrollata, sostenuta da politiche di accoglienza che sembrano più interessate a numeri e statistiche che alla sicurezza dei cittadini, ha portato un mostro in mezzo a noi. Oseghale, con precedenti penali per spaccio di droga, non avrebbe mai dovuto avere l’opportunità di avvicinarsi a Pamela, eppure, eccoci qui, a piangere una vita spezzata, a chiedere giustizia per una ragazza che meritava di vivere, amare, sognare.

Il nostro sistema di accoglienza, con la sua disarmante ingenuità o forse con la sua colpevole complicità, ha trasformato Macerata in un campo di battaglia dove le nostre bambine sono le vittime sacrificali. Abbiamo aperto le porte a chi non rispetta le nostre leggi, a chi non ha alcun riguardo per la sacralità della vita. Abbiamo accolto chi, invece di arricchire il nostro tessuto sociale, lo ha lacerato con il sangue innocente di una nostra sorella, figlia.

La giustizia per Pamela non è solo una condanna per il suo assassino, è un risveglio per un’intera nazione. È un grido per un cambiamento radicale nei confronti di un sistema che protegge gli assassini e lascia le vittime nell’oblio. Ogni giorno che passa senza che questo cambiamento avvenga, è un giorno in cui Pamela, e tutte le altre vittime innocenti, vengono tradite di nuovo.

Mi chiamo Pamela Mastropietro e ho 18 anni per sempre. E finché la giustizia non sarà fatta, finché il sistema di accoglienza non sarà smantellato, resterò un’ombra che ricorda a tutti il prezzo della nostra ingenuità e dell’incuria delle nostre istituzioni.

Il 30 gennaio del 2018 Pamela Mastropietro veniva fatta a pezzi dall’integrazione ultima modifica: 2025-01-30T13:57:06+00:00 da V
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