Orrore Rom: mettono ripetutamente incinta bambina e la ‘sposano’
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Orrore Rom: Stupri, Gravidanze Forzate e Matrimoni Minorili – Basta con la Scusa della Cultura!
Stiamo parlando di “integrazione”? Di “cultura rom”? No, questa è barbarie, pura e semplice. A Latina, una ragazzina di appena 12 anni è stata costretta a subire abusi sessuali, a sposarsi, e a portare avanti gravidanze non volute, tutto sotto l’egida di quella che alcuni osano chiamare “cultura”. I genitori del giovane sposo, membri del clan Di Silvio, sono ora in carcere, ma la domanda è: quanti altri casi come questo si nascondono tra i cosiddetti “rom integrati”?
Ferdinando Di Silvio e Laura De Rosa, già noti per lo spaccio di sostanze stupefacenti, hanno dimostrato che la loro “integrazione” è solo una facciata per perpetuare pratiche medievali. La ragazzina, vittima di inenarrabili violenze, è stata costretta a un matrimonio in stile sinti, a celebrare una vita di tormento invece della sua infanzia. Ma chi difende questa barbarie? Chi osa dire che queste atrocità sono parte della loro cultura?
L’indagine ha svelato un mondo di violenza e sfruttamento, iniziato da un’investigazione su un collaboratore di giustizia, che ha portato alla luce una rete di crimini all’interno della comunità rom. Intercettazioni telefoniche e ambientali hanno rivelato la prigionia di una bambina di 12 anni, costretta a vivere con il suo “fidanzato” e a sopportare gravidanze non desiderate.
E quando la giovane, incinta, ha perso il bambino, invece di ricevere aiuto e compassione, le famiglie hanno cercato di nascondere tutto, portandola in un ospedale lontano, a Castellammare di Stabia, per evitare l’intervento delle autorità. E per cosa? Per una presunta “cultura” che giustifica lo stupro, il matrimonio minorile e la negazione dei diritti umani più basilari?
I genitori della ragazzina cercarono di salvarla, ma furono bloccati dalla volontà di ferro dei suoceri. Questo non è un problema di cultura, ma di crimine organizzato e di una mentalità che non ha posto nella nostra società. Non possiamo più accettare che chi chiama queste pratiche “tradizione” viva tra noi come “integrato”.
Basta con questa ipocrisia! Chi difende queste azioni, chi le giustifica con la cultura, è complice. L’Italia non può permettere che la sua terra diventi un campo di battaglia per queste pratiche medievali. È tempo di cambiare le leggi, di proteggere i nostri bambini da chi, con la scusa della cultura, perpetua violenza e oppressione. Non è integrazione, è infiltrazione di barbarie.
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