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A Piacenza, l’orrore ha preso il nome di un 15enne albanese, l’ex fidanzato della giovane Aurora, 13 anni, trovata morta dopo essere precipitata da un balcone. L’autopsia ha rivelato un dettaglio agghiacciante: il ragazzo ha colpito con violenza le mani di Aurora mentre si aggrappava disperatamente alla ringhiera, con l’intento di farla cadere nel vuoto.

Ora, l’assassino è dietro le sbarre, accusato di omicidio volontario, ma la rabbia non si placa. Questo non è solo un atto di violenza, è una profanazione della nostra società, della nostra sicurezza. Un immigrato, portato in Italia per compassione, ha ripagato la nostra ospitalità con il sangue di una nostra figlia.

È chiaro che tollerare tali presenze è un errore che paghiamo con le vite dei nostri giovani. Basta con questa falsa accoglienza, basta con il buonismo che ci rende deboli. Piacenza, e con essa tutta l’Italia, deve alzare la voce contro chi semina terrore e morte. È tempo di espellere, di proteggere, di ricordare che la nostra patria non è un rifugio per criminali.