Massacrato sul pianerottolo di casa sua ma le toghe indagano anche lui perché ha reagito
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Nella notte tra il 25 e il 26 gennaio, dopo l’ennesima serata di schiamazzi e petardi in via San Mamolo, un residente è finito in ospedale con il volto tumefatto, aggredito sul pianerottolo di casa da un gruppo di ragazzini. A tre settimane da quei fatti, la Squadra mobile ha ricostruito il contesto dell’aggressione, individuandone i protagonisti. Un lavoro confluito in due diverse informative, destinate una alla Procura dei minori, l’altra alla Procura ordinaria.
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Aggressione in via San Mamolo. Un sedicenne indagato per lesioni. Anche la vittima finisce nei guai
Il professor Giancarlo Gregori aveva riportato una prognosi di 15 giorni. Sotto la lente degli investigatori non è finito solo il ragazzino, un sedicenne, che ha atterrato con un colpo di karate il residente; ma anche quest’ultimo, il professor Giancarlo Gregori, che risponde di lancio pericoloso di oggetti. Stando a quanto ricostruito dalla polizia, che ha ascoltato vicini di casa e testimoni, l’uomo avrebbe infatti lanciato alcune bottigliette dal terzo piano per allontanare il gruppo di ragazzini – una cinquantina – che stavano facendo il pandemonio sotto le sue finestre.
Aggressione e difesa
Il sedicenne, a quel punto, si sarebbe diretto verso il palazzo di via San Vittore dove abita l’insegnante assieme ad altri cinque amici, tra cui una ragazzina, e, dopo aver suonato a tutti i campanelli, sarebbe riuscito a farsi aprire il portone. Una volta al terzo piano si sarebbe trovato di fronte il residente e lo avrebbe colpito, a suo dire “per difendersi”, con un colpo di arti marziali, lasciandolo a terra semincosciente. Gli altri giovanissimi (un solo maggiorenne) avrebbero assistito senza partecipare alla violenta aggressione, costata alla vittima una vistosa ecchimosi sul volto e 15 giorni di prognosi. Tutti, eccetto la ragazzina rimasta impietrita, erano poi scappati via. L’adolescente, incensurato come i suoi amici, è adesso indagato per lesioni.
È inconcepibile che, in una situazione di chiara difesa personale, la vittima venga messa sotto indagine. Questo caso rappresenta un ennesimo esempio di come spesso si inverta la colpevolezza, dove chi cerca di proteggere il proprio spazio e la propria sicurezza viene penalizzato. È una vergogna che si indaghi chi reagisce alla violenza di una baby gang, invece di concentrarsi esclusivamente sui veri responsabili dell’aggressione.
Picchiate a sangue i magistrati e uccideteli se reagiscono, anche solo a parole…
…allora: 1) è di Bologna 2) ha un capello di tipo artistico bohemienne 3) ha lanciato bottigliette (vuote? male!…piene di idrocarburi? meglio!) il che non si fa. Tutto complotta a far sì che costui sia stato un elettore del famoso Leprotto Mannaro dall’espressione rincoglionita4) ha avuto la solidarietà ipocrita del PD locale? Statisticamente è molto probabile quindi che le legnate siano andate alla persona giusta. Solo probabile, intendiamoci. Ma in generale per i bolognesi: accidenti a quelle che vanno di fori!