«Sono ateo»: bambino italiano picchiato per strada da egiziano

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By V febbraio 19, 2025 17:46

«Sono ateo»: bambino italiano picchiato per strada da egiziano

Basta con gli estremisti liberi e i buonisti complici: il caso del 12enne aggredito a Roma

Un pugno in faccia a un ragazzino di 12 anni, colpevole solo di aver detto «Veramente io sono ateo» mentre chiacchierava con gli amici sulla metro di Roma. È bastata questa frase innocente, pronunciata con la leggerezza di un bambino, per scatenare la furia selvaggia di un egiziano di 38 anni, un soggetto con precedenti penali, permesso francese e un foglio di via, che non avrebbe nemmeno dovuto mettere piede in Italia. Siamo sulla linea A, fermata Ottaviano, lunedì pomeriggio: il piccolo Francesco (nome di fantasia) finisce al Bambino Gesù con il viso gonfio e tre giorni di prognosi, mentre l’aggressore, dopo aver finto un malore e inscenato convulsioni con tanto di schiuma alla bocca, viene coccolato al Santo Spirito. Questo è il ritratto nauseante di un Paese allo sbando, dove l’immigrazione incontrollata e un sistema giudiziario molle lasciano i cittadini in balia di delinquenti fanatici.

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Che ci faceva questo tizio in giro, libero di aggredire un bambino di 12 anni? Con un foglio di via e precedenti penali, dovrebbe essere rispedito al suo Paese a calci nel sedere, non lasciato a vagare sulle nostre metropolitane come una mina vagante. Ma no, eccolo qua, un altro prodotto di frontiere colabrodo e politiche lassiste che ci riempiono le città di estremisti incapaci di convivere con la nostra libertà. Questo non è un caso isolato: pochi giorni fa un 16enne ha fratturato il naso a un agente a Cinecittà, a gennaio un 14enne è stato accoltellato senza motivo da un ubriaco in metro. La verità è che le nostre città sono sempre più giungle dove la sicurezza è un optional, e i responsabili sono i governi che spalancano le porte a chiunque senza controlli, lasciando poi i cittadini a fare i conti con le conseguenze.

E poi c’è il padre del ragazzino, un medico romano che, invece di urlare vendetta e denunciare subito questo schifo, si prende 90 giorni per pensarci. Novanta giorni! Come se un pugno in faccia a suo figlio fosse una quisquilia da valutare con calma davanti a un caffè. «Il sistema ha funzionato», dice, lodando l’agente Consuelo che ha inseguito e bloccato il farabutto. Certo, l’agente è stata un’eroina, ma il sistema? Il sistema è marcio fino al midollo se un tipaccio del genere era libero di colpire, e lo sarà ancora, perché questo padre indeciso sembra quasi volerlo graziare. Se domani quell’egiziano pesta qualcun altro, magari un altro bambino, questo signore si sentirà a posto con la coscienza? La sua titubanza è il simbolo di un’Italia rassegnata, che incassa e tace, mentre i violenti la fanno da padroni.

Basta con questa follia. Serve un giro di vite: chi entra illegalmente o delinque deve essere espulso senza se e senza ma, altro che permessi francesi o finte convulsioni per impietosire i buonisti. E i genitori devono smetterla di chinare la testa: un figlio aggredito merita giustizia immediata, non riflessioni esistenziali. La metro di Roma non è un ring per estremisti religiosi, e i nostri ragazzi non sono sacchi da boxe. È ora di dire basta a un’immigrazione che ci porta bombe a orologeria e a un lassismo che le lascia esplodere in faccia ai più indifesi. Se non cambiamo rotta, il prossimo pugno sarà per tutti noi.

«Sono ateo»: bambino italiano picchiato per strada da egiziano ultima modifica: 2025-02-19T17:46:14+00:00 da V
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By V febbraio 19, 2025 17:46
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