Stuprata da straniero, condannato è libero: «Non ha mai saputo di essere imputato»
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Giustizia al Macero: Uno Stupratore Libero Grazie alla Burocrazia Italiana del Ridicolo
Preparatevi, perché questa storia è un pugno nello stomaco per chiunque creda ancora nella giustizia. Un uomo, uno straniero che oggi ha 43 anni, nel 2007 avrebbe stuprato una ragazza su un Intercity Genova-Milano, chiuso con due complici in uno scompartimento, impedendole di scappare. Sei anni di carcere, sentenza irrevocabile. Giusto, no? Macché. Questo schifo di essere umano è libero, irreperibile, e la colpa non è sua, ma di un sistema giudiziario marcio fino al midollo, fatto di carte perse, liquami negli archivi e una catena di incompetenza che grida vendetta.
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La vicenda è da vomito. Condannato a Pavia, confermato in appello a Milano, il tizio non ha mai scontato un giorno di quella pena. Perché? Perché in 15 anni – ripeto, QUINDICI ANNI – nessuno si è degnato di notificargli che era indagato, processato e condannato. Nemmeno un biglietto, una telefonata, un “ehi, sai che ti stiamo cercando per uno stupro?”. Niente. Arrestato nel 2022, dopo che la sentenza era già “irrevo-cazzovole”, era stato pure in carcere a Cagliari per un altro reato. E indovinate? Nessuno, né un giudice, né un cancelliere, né un usciere, ha pensato di dirgli: “A proposito, c’è quella cosetta del 2007…”. Risultato: la Corte d’Appello di Milano ha detto “ops, nullità assoluta”, e via, tutto azzerato. Processo da rifare, magari tra altri 18 anni, sempre che si ritrovi questo fantasma che nel frattempo s’è volatilizzato.
Un Sistema che Sputa in Faccia alle Vittime
E poi c’è il dettaglio che fa bollire il sangue: il fascicolo del processo? Distrutto. Dove? Al Tribunale di Pavia, sommerso da una “fuoriuscita di liquami” nell’archivio. Liquami, capite? La giustizia italiana letteralmente affogata nella merda, e non è una metafora. Il 4 ottobre 2022, un tribunale ha ammesso che “il fascicolo non si trova più”. Ma tranquilli, i giudici hanno accolto il ricorso dei suoi avvocati – bravi, eh, un applauso – perché “il diritto di difesa” dell’imputato è stato violato. Poverino, non sapeva di essere uno stupratore condannato! E la ragazza abusata? E il suo diritto a non essere violentata, a vedere il suo aguzzino marcire in cella? Quello, a quanto pare, vale meno di zero.
Il ministro Calderoli ha ragione da vendere: “Vogliamo nomi e cognomi di chi ha sbagliato”. Come diavolo è possibile che un tizio condannato per stupro di gruppo, arrestato, detenuto, non venga mai avvisato di niente? Come è possibile che un fascicolo finisca al macero per un allagamento da film dell’orrore? Qui non è solo negligenza, è un insulto. È la prova che questo sistema non protegge le vittime, ma i carnefici. Uno straniero che violenta una ragazza italiana, condannato due volte, torna libero perché “ops, ci siamo dimenticati di dirglielo”. E ora è sparito. Complimenti, davvero.
Una Giustizia che Fa Schifo
E non veniteci a parlare di “garanzie” o “diritti”. Qui c’è una giovane donna che 18 anni fa ha subito un trauma indicibile, e oggi si ritrova a sapere che il suo stupratore è in giro, magari a ridere di noi tutti. Questo è il messaggio agli stupratori: fate pure, tanto la giustizia italiana è un colabrodo. Notifiche perse, archivi allagati, processi annullati per cavilli burocratici. E poi ci chiediamo perché la gente non crede più nello Stato? Calderoli urla, e ha ragione: servono responsabilità, teste che cadano, una pulizia totale di questa cloaca che chiamiamo giustizia. Ma chi pagherà? Nessuno, scommettiamo. Intanto, la vittima aspetta, e il colpevole se la gode.
Questa non è giustizia. È una barzelletta sporca, un calcio in faccia a chi soffre. E noi, cittadini, siamo costretti a guardarci intorno, sapendo che il prossimo stupratore potrebbe essere lì, libero, grazie a un sistema che non funziona. Vergogna.
magari quei soggetti di “Nessuno tocchi Caino” che hanno tanto a cuore i colpevoli e niente o quasi le vittime (suggerirei loro di creare una succursale della loro combriccola e di chiamarla “Abele t’è andata male vedi di non rompere” ) insomma forse i Cainofili potrebbero aiutare a rintracciarlo…
Ma quell’associazione non era stata fondata dal cazzone di tangentopoli che si cagava addosso dalla paura di essere stuprato in carcere e allora si era inventato la tesi del “chi è colpevole non è colpevole” per sfangarla?