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‘Mio figlio è stato brutalmente picchiato senza che nessuno intervenisse, nessun agente e nessuna forza di polizia, a dispetto delle promesse di questi mesi era presente – spiega il padre che oggi si rivolgerà alle forze dell’ordine per denunciare il fatto -. Davanti a ritorsioni simili si ha quasi il timore di denunciare, la situazione è completamente fuori controllo. Una violenza gratuita e nessuno fa nulla per arginarla, l’unico desiderio è quello di lasciare un Paese ridotto così’.

Modena, la giungla fuori scuola: un ragazzino massacrato da una banda di immigrati di seconda generazione

È un episodio che grida vendetta, un’ulteriore prova del degrado incontrollato che sta travolgendo le nostre città. Un ragazzino italiano di soli 15 anni è stato brutalmente aggredito all’uscita da scuola da una banda di una quindicina di giovani, quasi tutti minorenni e di origine nordafricana. Calci, pugni, e persino una chiave inglese usata come arma: questo è il trattamento riservato a un adolescente indifeso, colpevole solo di aver avuto un diverbio il giorno prima con uno di questi teppisti stranieri.
La scena è da far rabbrividire: un branco senza regole, senza rispetto, senza traccia di civiltà, che si scaglia con una violenza inaudita contro un ragazzo solo, trasformando un normale pomeriggio scolastico in un incubo. È una spedizione punitiva degna di un film dell’orrore, ma qui non siamo sul set: siamo nelle strade di Modena, dove la sicurezza è ormai un ricordo lontano e dove gli immigrati di seconda generazione sembrano dettare legge.
Chi sono questi giovani? Figli di chi è arrivato qui promettendo integrazione e invece ha portato caos. Non si tratta di “ragazzi difficili” o di “disagiati”: sono il prodotto di un fallimento totale, di famiglie che non hanno mai voluto adattarsi ai nostri valori e di un sistema che li coccola, li giustifica, li lascia liberi di seminare terrore. E ora eccoci qui: un 15enne massacrato, un’arma improvvisata in mano a un minorenne nordafricano, e un’intera comunità che si chiede quando finirà questa escalation di violenza.
Basta con il buonismo, basta con le scuse. Questi non sono “i nostri ragazzi”, non sono parte di noi. Sono un pericolo crescente, un bubbone che sta esplodendo nelle periferie e ora anche nei centri cittadini. Le istituzioni tacciono, la polizia ha le mani legate, e i cittadini onesti pagano il prezzo di un’immigrazione incontrollata che ci sta soffocando. Quel ragazzino pestato è il simbolo di un’Italia sotto assedio, abbandonata a se stessa da chi dovrebbe proteggerla. Se non si interviene con il pugno di ferro, presto non ci sarà più nulla da salvare.