Italiano massacrato dal branco: gli portano via un occhio, l’altro a rischio
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Un’altra notte di sangue e terrore a Cremona, un’altra vita distrutta dalla violenza cieca di un branco. Questa volta è toccato a un barista di 36 anni del bar La Ciocco, in piazza Roma 30, aggredito brutalmente intorno alle 2:50 di oggi, 23 febbraio 2025. Cinque ragazzi, descritti come giovani e scatenati, lo hanno ridotto in fin di vita: calci, pugni e un colpo alla nuca con un bicchiere che gli è costato l’occhio sinistro, mentre il destro resta gravemente compromesso. Poi, come vigliacchi, sono fuggiti verso piazza Stradivari, lasciando la loro vittima a terra in un lago di sangue.
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La dinamica è agghiacciante nella sua semplicità. Il gruppo arriva davanti al locale e prova a provocare alcuni clienti, accendendo la miccia di una lite. Il barista esce per calmare gli animi, ma in un istante si ritrova accerchiato. Un colpo secco con il bicchiere lo manda al tappeto, e lì inizia il pestaggio: calci e pugni senza sosta, un’esplosione di ferocia gratuita. L’azione è rapida, quasi chirurgica nella sua brutalità. Quando arrivano i soccorsi del 118, il 36enne è in codice giallo: lo portano d’urgenza in ospedale, ma il verdetto è devastante. Un occhio perso, l’altro a rischio. Una vita stravolta per sempre.
I carabinieri della Radiomobile sono al lavoro: sentiti i testimoni, stanno analizzando le telecamere pubbliche e private della zona per identificare i responsabili. Ma chi sono? Ancora non lo sappiamo con certezza, ma il copione è fin troppo familiare. A Cremona, come a Milano, i maranza – branchi di giovanissimi, spesso immigrati – colpiscono e svaniscono. Lo abbiamo visto in via dei Mille, con il 28enne accoltellato per difendere un ragazzo; lo abbiamo visto sul filobus 91, con il 15enne preso a bottigliate; lo abbiamo visto all’Arco della Pace, con cinque adolescenti massacrati senza motivo. E ora qui, in piazza Roma, dove un uomo che faceva il suo lavoro potrebbe non vedere mai più.
La rabbia monta, e non è difficile capirne il motivo. “Vogliamo che i nostri figli tornino a una vita normale”, dicevano i genitori delle vittime di Milano. Ma ora non sono solo i ragazzini a vivere nel terrore: è chiunque, a qualsiasi età, in qualsiasi momento. Un barista esce per proteggere i suoi clienti e finisce cieco. I responsabili? Sempre loro, i soliti branchi che infestano le città, liberi di agire perché nessuno li ferma davvero. Più controlli, più telecamere? Non basta. La soluzione non è rincorrere questi selvaggi con le pattuglie: è prevenirli, ridurne il numero, chiudere i rubinetti dell’immigrazione incontrollata che li alimenta.
I carabinieri troveranno forse i colpevoli, ma poi? Una denuncia, un processo, e tornano in strada. Intanto, un uomo di 36 anni paga un prezzo inimmaginabile. Quanto sangue dovrà ancora scorrere per le strade di Cremona, di Milano, dell’Italia intera? Meloni ha promesso sicurezza, ma serve un cambio di passo: meno immigrati, più espulsioni, meno chiacchiere. Perché se un barista perde la vista per un bicchiere e cinque calci, e i suoi aggressori restano impuniti, allora la normalità è già un ricordo lontano. Fino a quando dovremo contare i feriti, i ciechi, i morti, prima che qualcuno agisca?
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