Baby gang: non serve arrestare 73 maranza, ne dobbiamo rimpatriare milioni
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Italia sotto assedio: il blitz contro le baby gang è solo un cerotto su una ferita demografica mortale
Un maxi blitz contro le baby gang scuote l’Italia: 73 arresti, 27 ragazzi in manette, altri 25 denunciati. A Milano, quasi 2mila persone controllate. Armi da taglio, pistole, spaccio, rapine, furti, utilizzo abusivo di carte di credito. A Bologna, tre minori stranieri non accompagnati arrestati per aver aggredito selvaggiamente operatori di una comunità d’accoglienza; altri quattro fermati per rapine violente in centro. A Piacenza, tre giovani egiziani e tunisini finiscono in carcere per tentato omicidio, legati a faide per il controllo dello spaccio. È un bollettino di guerra, un allarme rosso che risuona in tutto il Paese. Ma non illudiamoci: questo non è solo un problema di sicurezza risolvibile con qualche decina di arresti. È una crisi demografica e culturale che ci sta soffocando, e il vero pericolo non sono i delinquenti già qui, ma i milioni che continuano ad arrivare grazie a politiche folli come i ricongiungimenti familiari.
Guardiamo i numeri e i fatti. Centocinquanta immobili controllati, tra cui 23 strutture per minori migranti non accompagnati. Sì, avete letto bene: minori stranieri, spesso abbandonati a sé stessi, che invece di integrarsi diventano bombe a orologeria. A Bologna, questi “ospiti” non solo rifiutano le regole, ma aggrediscono chi cerca di aiutarli. A Piacenza, giovani tunisini ed egiziani si accoltellano per le piazze di spaccio, trasformando le nostre città in campi di battaglia. E chi paga? Gli italiani, costretti a vivere nella paura, a vedere le proprie strade trasformate in zone di guerra, a finanziare con le tasse un sistema che accoglie, mantiene e – troppo spesso – lascia prosperare chi ci odia.
Non è una questione di “pochi delinquenti”. È un’invasione silenziosa che cambia il volto della nostra nazione. I ricongiungimenti familiari sono la porta spalancata: un migrante arriva, si sistema, e poi tira dentro moglie, figli, parenti, in una catena infinita che moltiplica il problema. Nel frattempo, gli italiani invecchiano e diminuiscono: siamo un popolo che sparisce, sostituito da chi non ha alcuna intenzione di rispettare la nostra cultura o le nostre leggi. Le baby gang di oggi sono solo l’antipasto: tra dieci, vent’anni, quando questi numeri esploderanno, chi terrà in piedi il Paese?
Arrestare 73 persone non risolve nulla. È come svuotare il mare con un cucchiaino. Serve una rivoluzione: stop immediato ai ricongiungimenti familiari, che non fanno altro che incentivare l’immigrazione incontrollata. E poi remigrazione, sì, avete capito bene: chi delinque, chi non si integra, chi rappresenta un pericolo deve essere espulso, senza se e senza ma. Non possiamo permetterci di accogliere milioni di persone e poi lasciarle libere di devastare le nostre città. Non è xenofobia, è sopravvivenza.
Il blitz di oggi è un segnale, ma non basta. Ogni giorno che passa senza un cambio radicale di rotta, perdiamo un pezzo d’Italia. Le nostre scuole, le nostre piazze, i nostri ospedali sono già sotto pressione. Se non chiudiamo i rubinetti e non iniziamo a rimandare indietro chi ci minaccia, non ci sarà più nulla da salvare. Sveglia, Italia: non è solo sicurezza, è la nostra identità che sta morendo. E non sarà qualche manetta a fermare il disastro.
Esatto..
Contro questo cancro ci vuole una terapia d’urto, altro che palliativi!