Orrore, migrante stupra a morte un asino: prima aveva violato pecore e pony
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ORRORE: IMMIGRATO MAGHREBINO ARRESTATO PER VIOLENZE SESSUALI SU ANIMALI. FINO A DOVE ARRIVERÀ QUESTA FOLLIA?
Un nuovo, disgustoso capitolo si aggiunge alla cronaca nera dell’immigrazione incontrollata. A Roda de Bará, in Spagna, la polizia locale ha arrestato mercoledì 26 febbraio un IMMIGRATO di 47 anni, di origine maghrebina, accusato di atti tanto aberranti quanto rivoltanti: violenze sessuali su animali indifesi – asini, pecore e pony – con un’escalation di crudeltà che ha portato alla morte di una delle povere bestie per le ferite subite. Siamo di fronte a un caso che non solo sconvolge, ma fa ribollire il sangue nelle vene di chiunque abbia un briciolo di decenza.
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Secondo quanto riportato da ElCaso.com, questo individuo, che viveva in una baracca tra Roda de Bará e Creixell, avrebbe iniziato i suoi atti ignobili già nel novembre 2022. Operava come un predatore notturno, colpendo ripetutamente nelle fattorie della zona, approfittando dell’oscurità per sfogare i suoi istinti più bassi. È stato un agricoltore, stanco di trovare i propri animali mutilati e con gravi lesioni genitali, a dare l’allarme. La svolta è arrivata grazie alle telecamere di sorveglianza installate dagli allevatori esasperati: immagini inequivocabili, scene di un degrado morale che sfidano ogni immaginazione, hanno inchiodato il responsabile.
E ora eccoci qui, a chiederci: fino a che punto dobbiamo tollerare il frutto marcio di un’immigrazione senza regole né controlli? Questo non è un caso isolato, ma l’ennesimo segnale di un problema che ci viene scaricato addosso da chi apre le porte senza criterio. Siamo costretti a convivere con individui che importano pratiche barbare, incompatibili con i valori di una società civile. Pecore violentate, pony massacrati, asini lasciati a morire: è questo il contributo che certa immigrazione porta alle nostre terre? È questo il “multiculturalismo” che ci viene imposto a forza?
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Le autorità spagnole hanno agito, sì, ma il danno è fatto. Un animale è morto in modo atroce, gli allevatori sono stati trascinati in un incubo, e la comunità locale è sotto shock. E noi, cittadini onesti, siamo stufi di pagare il prezzo di politiche lassiste che permettono a simili mostri di circolare liberamente. Non è solo una questione di giustizia per gli animali torturati: è una questione di dignità per tutti noi. Basta con la retorica dell’accoglienza a tutti i costi, basta con il buonismo che ci rende complici di queste oscenità. Serve un giro di vite, serve dire “no” a chi ci trascina nel fango con comportamenti che non appartengono alla nostra cultura, alla nostra storia, al nostro modo di vivere.
L’indignazione è totale, e deve spingere a una riflessione seria: vogliamo davvero continuare a importare degrado e violenza insieme a chi non ha nulla da offrirci se non disprezzo per la vita stessa? È ora di alzare la voce e pretendere che chi ci governa metta fine a questa follia, prima che il prossimo orrore bussi alla nostra porta.
Ma no, come sempre succede in questi casi la colpa è del quattro zampe che l’ha provocato, guardandolo con fare lascivo.
E so di un caso analogo capitato qui in Ticino, dove lo stupratore di asine era uno svizzero che poi è morto d’infarto durante l’accoppiamento…
Aha ahha sicuramente sinistri e giudici la pensano cosi’!
Quando non ci sono i cammelli c’e’ il resto della fattoria!
E poi si pensi allo shock cul-turale della “risorsa” trovandosi di fronte ad un svergognata pecora senza velo e con sguardo impudico.
Vostro sinistro onore la “risorsa” non e’ colpevole ma vittima.