Comune PD sfratta disabili per fare posto ai migranti: «Rendono molto di più»
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DISABILI CACCIATI DA TORINO: IL COMUNE PD SCEGLIE I MIGRANTI E ABBANDONA I FRAGILI
Uno scandalo senza precedenti scuote Torino, città governata dal PD: i disabili, con le loro carrozzine, sono scesi in piazza per protestare contro quello che definiscono uno sfratto vergognoso. Al civico 15 di via degli Abeti, nella ex scuola materna Rosa Luxemburg, nel quartiere Falchera, associazioni come lo Sportello del Malato, guidato dal pasionario Aurelio Albanese, e la GeSeFi (Genitori Separati e Figli) vengono messe alla porta dopo anni di impegno per i più deboli. Il motivo? Fare spazio a Damamar, un ente che assiste migranti , vincitore di un bando comunale da 25mila euro. Una decisione che sa di beffa e che dimostra le priorità di un’amministrazione che sembra aver dimenticato i propri cittadini più fragili.

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Albanese non ci sta e ha alzato la voce: «Ho scritto al sindaco, al prefetto e ho inviato un esposto alla procura. È ingiusto. Dopo nove anni di lavoro per i disabili e le persone in difficoltà, ci cacciano senza alternative. Non so nemmeno se potrò riaprire lo Sportello del Malato altrove». Con lui, anche la GeSeFi, che supporta genitori separati e figli in situazioni di vulnerabilità, rischia di sparire. La protesta dei disabili in carrozzina, ieri pomeriggio, è stata un grido di rabbia e disperazione: «Ci buttano fuori per fare posto ai migranti, come se noi non contassimo nulla».
Il Comune, guidato dal PD, si difende con freddezza burocratica: «La concessione era scaduta, le associazioni erano morose, abbiamo fatto un nuovo bando». Tutto regolare, dicono. Ma regolare per chi? Non certo per chi, come Albanese, sottolinea che i 25mila euro del bando erano una cifra impossibile per realtà piccole come le loro: «Siamo associazioni di volontari, non abbiamo quei soldi. Il Comune lo sapeva, eppure ha scelto di favorire Damamar». E così, a metà marzo, l’ex scuola materna ospiterà una mensa per senzatetto e migranti, forse un dormitorio, mentre i disabili e i genitori separati vengono abbandonati al loro destino.
Il quadro è desolante: da una parte, anni di lavoro per i più fragili spazzati via; dall’altra, un’amministrazione che sembra preferire i titoli di giornale sull’accoglienza piuttosto che la tutela dei propri cittadini. «Abbiamo sempre aiutato i deboli della Falchera», dice Albanese, «e ora ci trattano come un fastidio». Il Comune parla di morosità, ma non spiega perché non abbia cercato soluzioni per realtà che, pur con difficoltà economiche, hanno svolto un servizio essenziale. La verità è che il PD di Torino ha fatto una scelta: migranti sì, disabili no. E quel bando da 25mila euro puzza di privilegio per chi può permetterselo, non di giustizia sociale.
I disabili in carrozzina, con la loro protesta simbolica, hanno lanciato un messaggio chiaro: non si arrenderanno. Ma il danno è fatto. Lo Sportello del Malato e la GeSeFi dovranno cercarsi un’altra sede, ammesso che ci riescano. Intanto, la Falchera perde un presidio di solidarietà, e Torino si conferma una città dove le promesse di inclusione valgono solo per alcuni. Uno schiaffo in faccia a chi, ogni giorno, lotta per sopravvivere. Vergogna.
Ma come si fa a votare PD?!