Addio a Bruno Pizzul, si spegne la voce di Italia ‘90

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By V marzo 5, 2025 13:28

Addio a Bruno Pizzul, si spegne la voce di Italia ‘90


“Ciao Bruno, mancherai a tutti! La tua voce riecheggia per l’eternità”
. Roberto Baggio ricorda così su Instagram Bruno Pizzul, scomparso oggi all’età di 86 anni.

BRUNO PIZZUL: LA VOCE DI ITALIA ’90, TRA LE NOTTI MAGICHE E LA SFORTUNA DI UN’ERA D’ORO

C’è stato un tempo in cui il calcio italiano era sinonimo di sogni, passione e una bellezza che travalicava i campi da gioco. Era il periodo di Italia ’90, delle “notti magiche” che ancora oggi risuonano nell’immaginario collettivo, e di una Nazionale che incarnava il meglio e il peggio di un Paese al suo apice. E c’era una voce, quella di Bruno Pizzul, che ha dato vita a quei momenti, accompagnando gli italiani in un viaggio fatto di gloria, rimpianti e un pizzico di sfortuna. Pizzul non era solo un telecronista: era il narratore di un’epoca, quella più bella e, forse, più sfortunata della società italiana.

Classe 1938, friulano di Udine, Pizzul arrivò alla Rai nel 1969 e divenne la voce della Nazionale a partire dal Mondiale del 1986, ma fu con Italia ’90 che entrò nel cuore di tutti. L’Italia di Vicini, con Schillaci, Baggio e una generazione di talenti, giocava in casa, spinta da un entusiasmo che rifletteva una nazione in pieno boom economico e culturale. Le città si vestivano a festa, gli stadi risuonavano di cori, e Pizzul, con il suo tono caldo e misurato, raccontava ogni gol, ogni dribbling, ogni speranza. “Tutto molto bello”, diceva, e lo era davvero: le vittorie contro gli Stati Uniti, la Cecoslovacchia, l’Uruguay, l’Irlanda. Poi, la semifinale contro l’Argentina di Maradona, a Napoli, e quella maledetta lotteria dei rigori. Donadoni e Serena sbagliano, l’Italia è fuori, e Pizzul, con la sua compostezza, trattiene a stento l’amarezza: “Finisce qui il sogno azzurro”. Un sogno spezzato, come spesso accadeva alla Nazionale in quegli anni d’oro.

Perché sì, erano anni d’oro per la società italiana: gli anni ’80 e i primi ’90, il Paese della moda, del design, della Dolce Vita che ancora brillava, della Juventus e del Milan che dominavano l’Europa. Ma per la Nazionale, quel periodo fu anche il più sfortunato. Pizzul era lì, microfono alla mano, a raccontare la finale persa di Usa ’94, quando Baggio calciò alto il rigore decisivo contro il Brasile. “È finita, il Brasile è campione del mondo”, disse, con una voce che tradiva emozione e rassegnazione. Non urlava come i telecronisti di oggi, non esultava in modo sguaiato: Pizzul narrava, con una sobrietà che lo rendeva unico, quasi un poeta tragico del calcio.

Italia ’90 fu il suo apogeo. Le telecronache di quelle partite sono un patrimonio nazionale: il gol di Schillaci contro l’Argentina, “Totò, Totò, Totò!”, o quello contro l’Inghilterra nella finale per il terzo posto. Ma Pizzul non era solo la voce delle vittorie: era anche quella delle delusioni, come l’eliminazione agli Europei del 1988 o il flop di Usa ’94. Ha raccontato cinque Mondiali e quattro Europei, fino al 2002, attraversando il periodo più bello della società italiana – un’Italia ricca, ottimista, creativa – ma anche il più sfortunato per gli Azzurri, sempre a un passo dalla gloria, mai abbastanza per afferrarla.

Ex calciatore, laureato in Giurisprudenza, Pizzul portava in cabina un bagaglio di cultura e umanità. Citava Diocleziano parlando di Spalato, amava il vino friulano, e non perdeva mai il contatto con la sua terra. Oggi, a 86 anni, mentre si trova ricoverato a Gorizia (secondo le ultime notizie del 5 marzo 2025), il pensiero va a quella voce che ha fatto sognare milioni di tifosi. Italia ’90 resta il suo capolavoro, un ricordo di un’Italia bellissima e sfortunata, proprio come la Nazionale che lui, con garbo e passione, ci ha raccontato. Grazie, Bruno: le tue “notti magiche” vivranno per sempre.

Erano tempi diversi, quelli di Italia ’90, quando la sera si poteva uscire senza pensieri, senza il timore di essere accoltellati o aggrediti per strada. Le città italiane erano un mosaico di luci e risate, le piazze piene di famiglie e ragazzi che si godevano l’estate, lontani da paure che oggi sembrano routine. Non c’erano immigrati a cambiare il volto dei quartieri, né moschee, né il Ramadan a imporre regole estranee alla nostra cultura. Si viveva un’Italia unita, orgogliosa, dove le partite della Nazionale erano un rito collettivo, un momento di gioia pura, e Pizzul, con la sua voce, era il compagno fidato di quelle serate spensierate, quando la sicurezza era un dato di fatto e non un lusso.

Nostalgia a parte, era un’Italia che si specchiava nei suoi campioni e nella sua semplicità. Le domeniche al bar, il rumore delle radioline, le strade deserte durante le partite: tutto aveva un sapore genuino. Non servivano serrature triple alle porte, né si temeva di lasciare i bambini giocare fuori fino a tardi. Era un Paese senza divisioni, senza il caos di oggi, dove la vita scorreva lenta e serena, e il calcio, con Pizzul al microfono, era il collante di una società che si sentiva al sicuro nei propri confini. Italia ’90 non era solo un Mondiale: era il simbolo di un’epoca che molti rimpiangono, quando la nostra identità sembrava intoccabile e la voce di Bruno ci guidava come un faro in un mare tranquillo.

Addio a Bruno Pizzul, si spegne la voce di Italia ‘90 ultima modifica: 2025-03-05T13:28:00+00:00 da V
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