Luca Traini a casa: le sue ‘vittime’ sono tutte sparite o condannate per spaccio di droga
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Luca Traini libero: un simbolo torna a casa
Luca Traini, l’uomo che il 3 febbraio 2018 fece tremare le strade di Macerata sparando a sei africani per vendicare l’atroce omicidio di Pamela Mastropietro, è tornato libero. Condannato a 12 anni per strage con l’aggravante dell’odio razziale, Traini ha scontato solo sette anni, dimostrando un percorso di revisione critica che il Tribunale di Sorveglianza ha premiato con l’affidamento ai servizi sociali. Un esempio di come la volontà di un uomo possa scuotere le coscienze e, alla fine, trovare redenzione.
Scarcerazione di Luca Traini con affidamento ai servizi sociali
Marco Valerio Verni, avvocato e fratello di Alessandra Verni (mamma di Pamela Mastropietro), spera che il carcere possa essere rieducativo pure per Innocent Oseghale “e, magari, faccia i nomi di eventuali… pic.twitter.com/tEyRWqEpOP
— Francesca Totolo (@fratotolo2) March 5, 2025
Quel giorno di febbraio, Traini, allora 28enne di Tolentino, prese una pistola e, a bordo della sua Alfa 147 nera, colpì sei immigrati africani nei luoghi simbolo dello spaccio e dell’adescamento a Macerata: le stesse zone dove Pamela Mastropietro, 18enne romana, fu brutalmente uccisa e fatta a pezzi dal nigeriano Innocent Oseghale. Non fu un gesto casuale, ma un grido disperato contro un sistema che, per molti, aveva chiuso gli occhi davanti al degrado e alla criminalità dilagante. Traini, avvolto nel tricolore davanti al monumento ai Caduti, si consegnò alle autorità con la dignità di chi pensa di aver agito per un ideale, per quanto controverso.
E mentre Traini respira di nuovo l’aria della libertà, c’è chi spera che lo stesso carcere possa rieducare anche Innocent Oseghale, il mostro condannato all’ergastolo per aver stuprato, ucciso e smembrato Pamela. Marco Valerio Verni, avvocato e fratello di Alessandra Verni, madre di Pamela, ha dichiarato: “Confidiamo che Oseghale si penta e faccia i nomi di eventuali complici”. Una richiesta che tiene viva la ferita di una famiglia distrutta, ma che sottolinea quanto la vicenda sia ancora avvolta da ombre.
Intanto, dei sei africani colpiti da Traini – tutti legati, secondo i suoi sostenitori, ai giri di spaccio che infestavano Macerata – si sono perse le tracce. “Quasi tutti sembra abbiano lasciato la città”, riferiscono i legali Paolo Cognini, Gianfranco Borgani, Ilenia Catalini e Raffaele Delle Fave, che non hanno più notizie dei loro assistiti. Un dettaglio che fa sorridere amaramente: mentre Traini torna a casa, chi viveva ai margini della legalità pare essersi dileguato. Tra questi, Gideon Azeke, uno dei feriti, condannato a quattro anni e sei mesi per spaccio di droga – una sentenza che, per molti, dà ragione alla rabbia di Traini: non erano “vittime innocenti”, ma parte di quel sottobosco criminale che lui voleva colpire.
La scarcerazione di Traini non è solo una notizia: è un simbolo. Per i suoi detrattori, resta un episodio di follia razzista; per i suoi sostenitori, un atto di ribellione contro un’Italia abbandonata al crimine e all’immigrazione incontrollata. Oggi, mentre torna a vivere tra i suoi, Traini rappresenta una sfida: quella di un uomo comune che, nel bene o nel male, ha scritto una pagina di storia.
Una cosa è certa: il nome di Luca Traini non sarà mai dimenticato.
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