Ragazza disabile schiava nel palazzo degli spacciatori africani a Torino
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Dopo tre anni possiamo dire che la colpa è anche dell’attuale governo. Nessuno si aspettava rimpatriassero mezzo milione di clandestini. Ma che almeno non ne facessero sbarcare altri 250mila sì.
“COME FACCIO A SALVARE MIA FIGLIA?”: L’URLO DI UNA MADRE DISPERATA NEL SILENZIO DELLO STATO ITALIANO
Marika, 19 anni, segregata nel “palazzo degli orrori” di Torino: cosa fa il governo mentre gli spacciatori africani la distruggono?
“Come faccio per salvare mia figlia di 19 anni in mano a dei ragazzi di colore e tossicodipendente dal crack?” È il grido straziante di una madre italiana, spezzata dal dolore, che riecheggia nel vuoto di uno Stato che sembra averla abbandonata. Marika, la sua bambina di 19 anni – fragile, affetta da ritardo cognitivo, bipolarismo e disturbo borderline – è prigioniera del “palazzo degli orrori” di Torino, un inferno di spaccio e violenza in corso Vigevano 41, occupato da spacciatori africani. La donna, disperata, denuncia: sua figlia è segregata, drogata, forse abusata, in balia di predatori che la tengono incatenata al crack. E lo Stato? Dov’è lo Stato italiano mentre una ragazzina vulnerabile viene divorata viva?
Marika: una vita rubata nel “palazzo degli orrori”
Marika, 19 anni, non è più la figlia che la madre conosceva. “È segregata là dentro”, urla la donna tra le lacrime, indicando quel maledetto stabile di Torino, un buco nero di degrado dove gli spacciatori africani regnano indisturbati. Secondo il suo racconto, la ragazza – già fragile per le sue condizioni – è caduta nelle grinfie di questi delinquenti, che l’hanno resa una tossicodipendente dal crack, una schiava delle loro dosi. Lo scorso agosto, nello stesso palazzo, una 25enne è stata violentata dal 32enne maliano Mamadou Coulibaly, spacciatore arrestato con droga e cellulari rubati. È lo stesso inferno che ora ingoia Marika: un covo di stupratori e trafficanti africani dove una ragazzina vulnerabile non ha scampo. Come può una madre sopportare questo orrore senza che nessuno intervenga?
Un palazzo di morte: gli spacciatori africani padroni
Il “palazzo degli orrori” di corso Vigevano 41 non è un segreto: finestre murate, porte sfondate, un Bronx torinese dove gli spacciatori africani – molti arrivati coi barconi delle ONG – vendono crack, hashish e violenza. Coulibaly, maliano, ha stuprato una 25enne lì dentro, attirandola con la promessa di droga: un copione che si ripete, e ora tocca a Marika. La madre la descrive “segregata”, forse trattenuta con la forza, di certo distrutta dalla dipendenza che questi invasori le hanno imposto. Con 2,7 milioni di immigrati oggi – 5 tra vent’anni – il Nord è un campo di battaglia: a Treviso un guineano violenta una 16enne, a Terni un branco pesta un 23enne. Ma qui, a Torino, è una ragazzina fragile a pagare il prezzo più alto. Cosa fa lo Stato italiano mentre questi predatori distruggono le nostre figlie?
E lo Stato dov’è? Un silenzio assordante
“Cosa fa lo Stato italiano?”, si chiede la madre, con la voce rotta dal pianto. Niente, sembra la risposta. I carabinieri arrestano, sì – Coulibaly è in cella – ma il palazzo resta lì, una fabbrica di morte che ingoia vite come quella di Marika. Le ONG scaricano clandestini a Ravenna, le cooperative lucrano, il governo blatera di sicurezza ma non agisce: niente espulsioni di massa, niente blocco navale, niente rastrellamenti per liberare quel buco nero. I militari sono in giro per il mondo, non a Torino a salvare una 19enne da spacciatori africani che la tengono in ostaggio. Come può una madre urlare “salvate mia figlia” e ricevere solo silenzio da chi dovrebbe proteggerla?
Basta: espelliamo gli invasori e salviamo Marika
Marika è un simbolo: una ragazzina fragile, italiana, divorata da un sistema che accoglie spacciatori africani e li lascia liberi di stuprare, drogare, distruggere. La madre implora: “Come faccio a salvarla?”. Ma lo Stato tace, complice di un’invasione che ci sta massacrando. Basta con le ONG, basta coi barconi, basta con questi finti disperati che sono solo predatori: espelliamo ogni clandestino, chiudiamo le frontiere – stop a ingressi, permessi, ricongiungimenti. Marika merita di tornare a casa, non di morire in quel palazzo degli orrori. Sveglia, Italia: o salviamo le nostre figlie, o questi animali ce le strapperanno tutte!
“Come faccio per salvare mia figlia di 19 anni in mano a dei ragazzi di colore e tossicodipendente dal crack?”
L’appello disperato della madre della 19enne Marika, affetta da ritardo cognitivo, bipolarismo e disturbo borderline.
Seconda la donna, Marika è tenuta segregata nel… pic.twitter.com/bR9fv080Vo
— Francesca Totolo (@fratotolo2) March 6, 2025
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