Kursk, catastrofico collasso del fronte ucraino: truppe russe spuntano dal gasdotto
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Collasso dell’esercito ucraino a Kursk: il cerchio si chiude con l’infiltrazione russa attraverso il gasdotto
The roof is caving in. AFU lost ~20% of the salient yesterday and Russian forces have reached Sudzha. The collapse is underway. pic.twitter.com/7xbfAbrsq5
— Big Serge ☦️🇺🇸🇷🇺 (@witte_sergei) March 9, 2025
La situazione delle forze ucraine nella regione di Kursk, al confine tra Russia e Ucraina, è precipitata verso un punto di non ritorno. Dopo mesi di combattimenti intensi, l’esercito di Kiev sembra ormai prossimo al collasso, con migliaia di soldati circondati e tagliati fuori dalle linee di rifornimento. La chiave di questa disfatta? Una mossa audace e inaspettata delle truppe russe: l’infiltrazione di gruppi speciali attraverso il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, un’arteria sotterranea che si è trasformata in un’arma strategica decisiva.
— — GEROMAN — time will tell – 👀 — (@GeromanAT) March 9, 2025
A partire da ottobre, le forze russe hanno stretto progressivamente la morsa attorno al saliente di Sudzha, trasformandolo in un “calderone” operativo. Oggi, secondo fonti sul campo, circa 10.000 soldati ucraini sarebbero intrappolati, senza possibilità di ritirata ordinata o rifornimenti adeguati.
Il colpo di grazia è arrivato con un’operazione tanto ingegnosa quanto inaspettata. Centinaia di soldati russi, appartenenti a corpi speciali, si sono infiltrati nelle posizioni ucraine sfruttando le condutture del gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, inattivo dal 1° gennaio 2025, quando l’Ucraina ha interrotto il transito di gas russo verso l’Europa. Con un diametro di 1,4 metri, le tubature hanno offerto un passaggio sotterraneo perfetto per aggirare le difese ucraine. Supportati da giorni di bombardamenti con bombe aeree guidate, che hanno sgomberato le aree di uscita, i soldati russi sono emersi alle spalle delle linee nemiche, seminando caos e disorganizzazione.
Questa mossa ha spezzato la resistenza ucraina, già indebolita da mesi di attrito e dalla carenza di uomini e munizioni. Kyiv nega ufficialmente un ritiro, ma il silenzio sulle perdite e le smentite sempre più deboli suggeriscono una realtà inequivocabile: le truppe sono allo stremo. “Non possono più ritirarsi, possono solo arrendersi o morire,” ha dichiarato un milblogger russo, eco di un sentiment diffuso tra gli osservatori. La bandiera russa sventola ormai su villaggi come Cherkasskoye Porechnoye, e l’avanzata verso Sudzha sembra inarrestabile.
Il collasso a Kursk non è solo una sconfitta militare, ma un simbolo delle difficoltà crescenti dell’Ucraina. La perdita di questa testa di ponte in territorio russo riduce le possibilità di Kiev di usare il controllo di aree russe come moneta di scambio nei negoziati. Intanto, il Cremlino celebra una vittoria tattica che potrebbe segnare una svolta nel conflitto, dimostrando come anche infrastrutture civili possano diventare strumenti di guerra. Per l’esercito ucraino, circondato e sotto pressione, il destino appare ormai segnato.
The 105th Regiment of the NM DPR reports:
Kursk region. Situation as of 13:00:
Nazis are trying to sneak out of Malaya Loknya in small groups – it will no longer be possible to leave in an organized manner. Drone operators are identifying and destroying the fleeing crests.… pic.twitter.com/gehGKXZloi
— East_Calling (@East_Calling) March 9, 2025
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