Le Idi di marzo, un nuovo Cesare per abbattere la democrazia liberale

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By V marzo 15, 2025 17:13

Le Idi di marzo, un nuovo Cesare per abbattere la democrazia liberale

Il Sogno di un Nuovo Cesare sui Colli di Roma. La democrazia liberale è una falsa democrazia. E’ il potere del denaro. Noi sogniamo il potere del sangue.

Oggi, 15 marzo 2025, le Idi di marzo ci riportano alla mente un evento che ha segnato la storia: l’assassinio di Giulio Cesare nel 44 a.C. Pugnalato dai congiurati nella Curia di Pompeo, Cesare cadde sotto i colpi di chi temeva la sua grandezza, la sua visione, il suo potere. Ma se il corpo dell’uomo è morto quel giorno, lo spirito di Cesare – il Caesarismo – è rimasto immortale, un’eco che risuona nei secoli, un sogno che si riaffaccia nei momenti di crisi.

Immaginiamo, per un istante, un nuovo Cesare che sorga sui Colli di Roma. Non un tiranno, ma un condottiero, un simbolo di forza e volontà, capace di guidare l’Italia contro le nuove oligarchie globali che soffocano le nazioni sotto il peso della globalizzazione. Viviamo un’epoca in cui il denaro regna sovrano, un’epoca di democrazie svuotate, ridotte a marionette nelle mani di élite senza volto. Le città-mondo, con le loro banche e i loro mercati, hanno trionfato troppo a lungo sulla forza creativa della politica, riducendo la vita dei popoli a meri calcoli economici.

Eppure, come profetizzò Oswald Spengler nel suo Declino dell’Occidente, il ritorno del Caesarismo potrebbe spezzare questa tirannia:

“L’avvento del Caesarismo rompe la dittatura del denaro e la sua arma politica, la democrazia liberale. Dopo un lungo trionfo dell’economia delle città-mondo e dei suoi interessi sulla forza creativa politica, il lato politico della vita si manifesta infine come il più forte dei due. La spada vince sul denaro, la volontà del padrone sottomette di nuovo la volontà del predatore… Il denaro viene rovesciato e abolito solo dal sangue.”

Il denaro, secondo Spengler, può essere sconfitto solo dal sangue, dalla volontà di un popolo che si rialza, guidato da una figura che incarni la spada della giustizia e della sovranità.

Sognare un Cesare moderno non significa desiderare guerra o oppressione, ma anelare a un ritorno della politica come arte suprema, come espressione della volontà collettiva contro gli interessi dei pochi. L’Italia, culla di Roma e della sua eredità, potrebbe essere il terreno fertile per questa rinascita. I suoi colli, testimoni di imperi e cadute, potrebbero vedere un leader che, come Cesare, attraversi il Rubicone della nostra epoca – non un fiume d’acqua, ma un confine morale e spirituale – per riportare l’Italia al centro del proprio destino.

Cesare fu ucciso, sì, ma il suo nome è diventato eterno. Come scrisse Spengler, il Caesarismo non è solo un uomo, ma un principio, una forza che si manifesta quando la storia lo richiede. Oggi, in un mondo strangolato dalla finanza globale e dalle sue false promesse, forse è tempo di sognare ancora.

They killed the man, Julius, but Caesar is forever. Fama semper vivit.

Le Idi di marzo, un nuovo Cesare per abbattere la democrazia liberale ultima modifica: 2025-03-15T17:13:51+00:00 da V
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By V marzo 15, 2025 17:13
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2 Comments

  1. lorenzoblu marzo 15, 18:17

    Cesare era solo un volgare rottinculo, non va bene, gia’ ne abbiamo troppi e magari qualche checca isterica che vieni qui a leggere per sentirsi martire dira’ con gaudio lo ha detto anche Vox meglio un frocio come cesare!

    negativo, mister vox, negativo!

    meglio Cincinnato, alla fine lui sa che deve togliersi dalle palle anche lui!

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  2. Marte Ultore marzo 15, 19:19

    Anche io ho qualche dubbio sulla figura di Cesare. Spengler non la capiva, la vedeva come l’antesignano del Kaiser, degli imperatori medievali, ma non credo capisse realmente la tradizione politica più genuina della romanità, che non era certo nell’impero, ma proprio in quel Senato che in un sussulto d’orgoglio cercò di liberarsi dal despota. Augusto fu molto più accorto, e pur riservandosi il potere, mantenne tutte le strutture precedenti, senza nessun sogno assurdo di ‘fusione’ dei popoli, come Cesare aveva, sulla scorta di Alessandro Magno. Bruto e Cassio, malignamente gettati nella bocca dell’inferno, dai politologi cristiani del medioevo, non avrebbero mai voluto che l’Italia fosse semplicemente il ‘giardino’ dell’impero, ma la signora di esso, ed i suoi abitanti, Romani, gli unici colla cittadinanza a gestire i frutti della conquista. La Repubblica non è necessariamente la parodia di un regime femministardo, multiculturalista, antinazionale, può essere esattamente l’opposto, come peraltro rivendicava Mazzini, solo 150 anni fa. Sic Semper Tyrannis, Così sempre, ai tiranni.

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