Littizzetto, non una parola da Mattarella per difendere il ‘suo’ esercito
Related Articles
Mattarella, il silenzio che tradisce: un Capo delle Forze Armate che abbandona i suoi soldati
Sergio Mattarella, Capo dello Stato e, per Costituzione, Comandante delle Forze Armate italiane, ha scelto il silenzio. Un silenzio assordante, vergognoso, mentre Luciana Littizzetto, dal salotto di Che tempo che fa, vomitava il suo disprezzo sui militari italiani, definendoli incapaci, ridicoli, un’armata di buoni a nulla che “fanno cagarissimo a combattere”. Un insulto diretto a chi ha dato la vita per la Patria, a chi è tornato mutilato, a chi ha salutato figli e mogli senza sapere se li avrebbe rivisti. E lui, il garante dell’uniforme, il custode del Tricolore, dov’era? Non una parola, non un gesto, non un sussurro per difendere l’onore dei “suoi” soldati. Niente. Solo un vuoto che puzza di complicità.
L’Esercito italiano non è un circolo di perdigiorno, come la comica da strapazzo vorrebbe far credere. È l’eredità di Vittorio Veneto, del Piave, del Grappa – vittorie che hanno fatto l’Italia quando altri, forse, stavano comodi nei loro teatri. È la forza che oggi si distingue nelle missioni internazionali, dal Kosovo all’Afghanistan, dal Libano alle strade italiane di Strade Sicure. È fatto di uomini e donne che, come scrive un soldato con 20 anni di servizio, si sono lasciati alle spalle la spensieratezza per abbracciare “sudore, senso di responsabilità, abnegazione, cameratismo e rispetto della bandiera italiana”. Eppure, davanti all’oltraggio pubblico, Mattarella tace. Perché?
La risposta è scomoda ma lampante: forse anche lui, come la sinistra che lo sostiene, sogna un esercito diverso. Non quello italiano, non quello che risponde al Tricolore e alla Patria, al nostro sangue: ma un esercito europeo, una marionetta nelle mani degli oligarchi globalisti, di Ursula von der Leyen e dei loro progetti di controllo. Un’armata senza identità, senza radici, pronta a servire Bruxelles e non Roma, a schiacciare gli italiani piuttosto che difenderli. È questo il futuro che Mattarella immagina mentre lascia i suoi soldati alla gogna mediatica? È questo il prezzo del suo europeismo cieco, che baratta l’onore militare per un posto al tavolo dei potenti?
Il Generale Giorgio Battisti, ex militare di rango, lo ha detto chiaro: le parole della Littizzetto offendono “le famiglie degli oltre 170 militari che hanno perso la vita in operazioni dopo la seconda guerra mondiale”. E il Generale Carmelo Burgio, con la sua lettera al vetriolo, ha ricordato i sacrifici di chi è caduto a Redipuglia, ad Alamein, a Calatafimi. Ma Mattarella, che dovrebbe essere il primo a levare la voce, si limita a discorsi di circostanza, a frasi fatte in occasioni ufficiali, senza mai sporcarsi le mani per difendere chi giura fedeltà alla Repubblica che lui rappresenta. Un ex militare in pensione, dopo 40 anni di servizio, lo accusa senza mezzi termini: “Ho visto la puntata in cui lei mi disprezza, disprezza ciò che sono stato e ciò che ho rappresentato”. E il Capo delle Forze Armate? Muto.
Non è solo codardia, è un segnale. Mattarella, con il suo immobilismo, sembra allinearsi a chi vuole smantellare l’identità dell’Esercito italiano per fonderlo in un blob europeo, un giocattolo degli elitisti che disprezzano le nazioni e i loro popoli. La madre di un soldato, rientrato dal Libano, lo grida nella sua lettera: i militari “sanno portare a termine le missioni di pace fra territori ostili, e sono tutt’altro che fallimenti”. Ma per Mattarella, forse, contano di più le lodi di Bruxelles che il sangue versato per il Tricolore.
Un soldato scrive: “Noi siamo pronti a tutto, a dare la nostra vita per la vostra libertà”. Un ex militare rincara: “Noi serviamo, se non altro per eseguire il lavoro sporco”. E una madre aggiunge: “Prima di buttare fango sull’Esercito Italiano, dovrebbe collegare il suo cervello”. Ma il loro Comandante Supremo, Sergio Mattarella, resta nell’ombra. Non interviene, non difende, non si schiera. Forse perché, in fondo, il suo cuore non batte per l’Italia, ma per un’Europa senz’anima, un esercito di burattini al servizio degli oligarchi globalisti. E questo, per chi indossa l’uniforme, è il tradimento più amaro.
In Toscanavsi direbbe…lui è preso è messo lì….come dire “c’era un posto libero…quindi”