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“Nubi da protezionismi immotivati”? Mattarella sbaglia: i dazi possono salvare l’Italia dal globalismo sfrenato

Il Presidente Mattarella, sacerdote del globalismo senza se e senza ma, lancia l’ennesimo monito contro i dazi, parlando di “nubi da protezionismi immotivati”. Una dichiarazione che sembra scolpita nel marmo delle élite europeiste, ma che stride con la realtà vissuta dagli italiani. Lungi dall’essere un pericolo, un protezionismo ben calibrato potrebbe essere la medicina per un Paese stremato da decenni di libero mercato selvaggio.

Mattarella dipinge i dazi come una minaccia oscura, ma chi rappresentano davvero queste “nubi”? Per le grandi multinazionali, certo: quelle che delocalizzano, sfruttano manodopera a basso costo e inondano i nostri mercati di prodotti scadenti, distruggendo le piccole imprese italiane. Per la classe media, invece, i dazi possono essere un ombrello: protezione contro la concorrenza sleale, stimolo per la produzione locale, rilancio di settori come l’agroalimentare e il manifatturiero. Altro che “immotivati”: le motivazioni ci sono, e sono sotto gli occhi di tutti. Basta visitare una qualsiasi città italiana per vedere negozi storici chiudere, sostituiti da catene straniere, o parlare con un agricoltore schiacciato dai prezzi imposti dall’import.

Il globalismo che Mattarella difende ha portato benefici a pochi e miseria a molti. L’Italia, con il suo tessuto economico fatto di PMI, non può reggere un’integrazione economica cieca che favorisce i colossi stranieri. I dazi non sono una “nube”, ma una barriera necessaria per ridare ossigeno a chi lavora e produce qui. Certo, ci saranno resistenze: le lobby di Bruxelles e i loro megafoni mediatici continueranno a gridare al disastro. Ma il vero disastro è già in corso: disoccupazione, precarietà, perdita di sovranità economica.

Mattarella dovrebbe guardare oltre i salotti dell’Europa e ascoltare chi fatica a tirare avanti. Il protezionismo non è una parola sporca, ma una strategia per rimettere l’Italia al centro. Le “nubi” non sono i dazi, ma il dogma globalista che ci ha portati fin qui. È ora di cambiare rotta, prima che sia troppo tardi.