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Ormai i nostri figli sono perseguitati nelle nostre scuole

Non c’è più pace per i nostri ragazzi, nemmeno tra i banchi di scuola. Sabato 22 marzo 2025, un altro episodio vergognoso ha macchiato il cortile dell’istituto Compagnoni di Lugo: uno studente di 16 anni, un ragazzo come tanti, è stato massacrato senza pietà da un branco di una quindicina di coetanei. “Ammazzatelo”, gridava qualcuno tra urla e panico, mentre il poveretto, incappucciato col suo stesso giubbotto per non dargli scampo, veniva travolto da pugni, calci e ginocchiate. Un agguato vigliacco, tutti contro uno, ripreso dai telefonini come un trofeo. Naso rotto, occhio tumefatto, lividi ovunque, forse un problema all’orecchio: 25 giorni di prognosi al Pronto Soccorso di Lugo. È questo il prezzo che i nostri figli devono pagare per andare a scuola?

Il pestaggio, interrotto solo grazie al coraggio di alcuni studenti delle quinte, è l’ennesima dimostrazione di quanto le nostre scuole siano diventate luoghi di paura, dove branchi senza scrupoli si accaniscono sui più deboli. Non bastava la superiorità numerica, no: hanno voluto umiliarlo, coprendogli il viso per colpire indisturbati. E per cosa? Per il gusto di fare male, di sentirsi padroni. Il padre del ragazzo, distrutto, domani sporgerà denuncia al Commissariato di Lugo, con i filmati che inchiodano i responsabili. Ma basterà? Quante altre madri e padri dovranno piangere vedendo i loro figli tornare a casa con il volto tumefatto, se non peggio?

Non possiamo più tacere: c’è un problema profondo, una violenza che si annida tra i corridoi e i cortili delle nostre scuole, portata da chi non ha rispetto per i nostri valori, per i nostri ragazzi. I nostri figli sono prede, perseguitati in quelli che dovrebbero essere spazi sicuri. Serve una risposta dura, immediata: chi trasforma le scuole in campi di battaglia non può restare impunito. Basta col silenzio, basta col terrore. I nostri ragazzi meritano di crescere senza paura, non di essere vittime sacrificali in casa loro.