Salari reali in Italia crollati del 10% dal 2008 grazie all’immigrazione
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Il segreto per aumentare la ricchezza è aumentare i salari. Ma i salari non li aumenti importando masse di schiavi bengalesi per Fincantieri. Li aumenti creando scarsità di manodopera e costringendo i ricchi ad investire in produttività.
Azzerare l’immigrazione regolare extraeuropea: il PIL non misura la vera ricchezza
Misurare la ricchezza di una nazione attraverso il PIL è un errore. Questo indicatore cresce con l’aumento della popolazione, come accade con l’immigrazione di massa regolare, ma non riflette la realtà economica dei cittadini. In Italia, il PIL sale per l’incremento demografico, ma la ricchezza pro-capite diminuisce: l’immigrazione porta povertà, abbassa i salari e impoverisce la maggioranza, mentre arricchisce una ristretta élite che finanzia partiti e media pro-immigrazione.

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I dati parlano chiaro: secondo il Rapporto mondiale sui salari dell’ILO, i salari reali in Italia sono inferiori dell’8,7% rispetto al 2008. Una dinamica negativa che ci distingue in peggio tra i Paesi del G20. Nonostante una lieve crescita nel 2024, non si compensano le perdite subite durante l’alta inflazione. Giulia de Lazzari, analista dell’ILO, lo definisce il risultato peggiore del gruppo.
L’immigrazione regolare extraeuropea contribuisce a questa spirale. Aumentando la forza lavoro, si crea pressione al ribasso sui salari, soprattutto nei settori meno qualificati, mentre i benefici economici si concentrano in poche mani. La soluzione? Azzerare l’immigrazione regolare extraeuropea, puntando su politiche che favoriscano i cittadini italiani e un modello di crescita basato su innovazione e produttività, non su un semplice aumento numerico della popolazione. La vera ricchezza di una nazione non è nel PIL, ma nel benessere dei suoi abitanti.
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