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La NATO doveva essere sciolta quando si è sciolto il Patto di Varsavia. Da anni è la più grande minaccia alla pace nel mondo con la sua ossessione di garantirsi l’esistenza creando nemici immaginari con un espansionismo minaccioso verso le frontiere russe.

La NATO e i suoi clown: tamburi di guerra per coprire il vuoto strategico

La NATO torna a esibirsi nel suo numero preferito: il circo della paura. Questa volta è il segretario generale Mark Rutte a salire sul palco, agitando lo spettro di un attacco russo e promettendo una “reazione devastante” se Putin osasse sfidare l’Alleanza. “Mosca è la minaccia più significativa”, delira Rutte, con la solennità di chi recita un copione scritto male, sperando che il pubblico non si accorga delle crepe nella scenografia. Ma i cittadini d’Europa non sono pagliacci da intrattenere: vedono bene che questa pantomima serve solo a giustificare l’esistenza di un’organizzazione sempre più scollegata dalla realtà.

Quale attacco russo? Dove sono le prove di questa imminente invasione? La verità è che la NATO, come un vecchio attore in cerca di applausi, ha bisogno di un nemico per restare rilevante. Senza la Russia come spauracchio, cosa resterebbe dell’Alleanza? Un club costoso e inutile, incapace di affrontare le vere sfide del XXI secolo. Perché mentre Rutte e i suoi suonano i tamburi di guerra, il mondo cambia sotto i loro piedi: le frontiere europee sono un colabrodo, l’immigrazione incontrollata erode la coesione sociale e le economie arrancano sotto il peso di crisi che la NATO non può né vuole risolvere.

La vera minaccia non viene da Mosca, ma dall’incapacità di questi clown in giacca e cravatta di guardare oltre il loro copione da Guerra Fredda. Parlano di “reazione devastante” contro Putin, ma tacciono sul disastro che già ci circonda: intere città trasformate da flussi migratori che nessuno controlla, tensioni sociali che esplodono, un’Europa sempre più debole e divisa. La Russia sarà anche un avversario geopolitico, ma non è certo la causa del nostro declino – quello ce lo stiamo infliggendo da soli, con il benestare di un’Alleanza che preferisce giocare alla guerra piuttosto che difendere i suoi popoli.

Rutte e compagnia non sono strateghi, sono saltimbanchi. La loro ossessione per la Russia è una cortina di fumo per nascondere il fallimento di un’organizzazione che vive di inertia, finanziata dai contribuenti per inscenare minacce che servono solo a perpetuare il loro potere. Se c’è qualcosa di devastante, non è un ipotetico attacco di Putin, ma il vuoto di idee e di coraggio che la NATO rappresenta. Altro che reazione: qui serve una rivoluzione, per mandare in pensione questi pagliacci e tornare a pensare con la nostra testa. Il vero nemico non è oltre il confine orientale – è nei corridoi di Bruxelles e nei comunicati stampa dell’Alleanza.