Cittadinanza: decreto del governo contro gli italiani all’estero
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Via libera ai CPR in Albania, ma la cittadinanza resta un colabrodo per gli stranieri!
Il Consiglio dei ministri di oggi, presieduto da Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, è durato appena due ore, ma ha confermato una verità amara: questo governo non sembra avere il coraggio di affrontare davvero il problema dell’immigrazione e della cittadinanza. Tra i provvedimenti all’ordine del giorno, il nuovo decreto Albania, che trasforma i centri per migranti sul territorio albanese in CPR, ha incassato il via libera dell’esecutivo. Un passo che sembra voler mostrare i muscoli, ma che non risolve il cuore del problema: l’Italia continua a essere invasa da bengalesi, musulmani e immigrati di ogni tipo, mentre le nostre leggi sulla cittadinanza restano un colabrodo che favorisce gli stranieri e penalizza i veri italiani.

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E proprio sulla cittadinanza si è consumato l’ennesimo schiaffo agli italiani. Il Consiglio ha discusso un decreto legge che rafforza la necessità di un “vincolo effettivo” con l’Italia per i figli nati all’estero da cittadini italiani. In pratica, invece di pensare a tornare allo ius sanguinis—l’unico sistema che garantirebbe che l’Italia resti italiana, basata sulla discendenza per sangue—o almeno di restringere l’attuale legge sulla cittadinanza per i figli degli stranieri nati qui, Meloni e i suoi si concentrano su come rendere più difficile la vita ai figli degli italiani nati all’estero. È un’assurdità che grida vendetta: un premier che dovrebbe mettere il sangue italiano al primo posto, che dovrebbe fare di tutto per riportare in patria i discendenti degli italiani dalle Americhe, sceglie invece di complicare loro la vita, mentre continuiamo a importare bengalesi e musulmani vari che non hanno nulla a che fare con la nostra identità.
Intanto, i CPR in Albania sembrano più un’operazione di facciata che una soluzione reale. I centri di permanenza per il rimpatrio sono un palliativo: non fermano l’invasione, non risolvono il problema di fondo. Secondo i dati del Viminale (2023), ci sono circa 200mila irregolari in Italia, e il 31% dei detenuti è straniero, pur rappresentando solo l’8,5% della popolazione. Non è razzismo, è realtà: l’immigrazione incontrollata sta trasformando l’Italia in un Paese straniero, e le leggi sulla cittadinanza, che permettono a figli di immigrati di diventare italiani solo perché nati qui, sono un insulto alla nostra storia. Intanto, i veri italiani, quelli che portano il nostro sangue anche se nati all’estero, vengono penalizzati da una burocrazia assurda.
Basta con questo schifo! Serve una risposta durissima: rimpatri di massa per tutti gli immigrati irregolari e per chi delinque, senza eccezioni. L’immigrazione islamica regolare va azzerata: non possiamo più permettere che arrivino qui persone che non condividono i nostri valori e che cambiano il volto delle nostre città. I ricongiungimenti familiari devono essere abrogati subito: abbiamo già abbastanza problemi senza importare altre famiglie che non si integrano. E la cittadinanza? Deve tornare allo ius sanguinis, senza se e senza ma: essere italiano non è un diritto per chi nasce qui, è un’eredità di sangue e cultura. Meloni deve smettere di fare promesse e passare ai fatti: espulsioni immediate, chiusura dei confini, abrogazione delle leggi buoniste come la Zampa che proteggono i falsi minori stranieri. E invece di rendere la vita difficile ai figli degli italiani all’estero, dobbiamo riportarli a casa, perché loro sono il nostro futuro, non i bengalesi o i musulmani che ci stanno invadendo.
L’Italia non può diventare un Paese straniero. Meloni, svegliati: gli italiani meritano un governo che li difenda, non che li tradisca! Riprendiamoci la nostra terra, ora!
Cosa prevede il decreto? Gli italo-discendenti nati all’estero saranno automaticamente cittadini solo per due generazioni: solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino dalla nascita. Chi è nato e risiede all’estero dovrà mantenere nel tempo legami reali con il nostro Paese, esercitando i diritti e i doveri del cittadino almeno una volta ogni venticinque anni. I residenti all’estero non si rivolgeranno più ai consolati, ma all’ufficio centralizzato della Farnesina, con un periodo transitorio di circa di un anno. Ai consolati resta il compito di fornire servizi a chi è già cittadino, con una velocizzazione di pratiche come legalizzazioni, anagrafe, passaporti, carte d’identità valide per l’espatrio.
Uno dei primi passaggi sarà l’aumento delle spese per ottenere la cittadinanza, ha spiegato Tajani in conferenza stampa: «Da 300 euro si passa a 600 euro dal 2026, la proposta è di arrivare a 700 euro. Perché i Comuni, soprattutto quelli piccoli, sono ingolfati», ha sottolineato.
Sarebbe bastato legare non la concessione ma il riconoscimento – perché hanno sangue italiano – della cittadinanza al ritorno in Italia. Un modo per ripopolare l’Italia con italiani veri invece che con bengalesi et similia. Questo è l’ennesimo provvedimento di sinistra di un governo di destra.
La stretta verso questi sedicenti ‘italiani’ all’estero era necessaria. Votano, spesso a sinistra, hanno passaporto, i nostri consolati sono costretti ad occuparsi delle loro minchiate. E quasi mai parlano italiano, e, molto spesso, di italiano hanno ben poco, anche fisicamente, mescolati ormai ad ogni razza possibile, soprattutto in sudamerica. Anche in nordamerica, anche se sono più frequenti le unioni con bianchi, quindi la differenza si vede poco, ma quando si fanno analizzare il codice genetico se va bene, questi italiani lo sono al 20-30%. Il resto arcobaleno.
Ben venga se, quelli ancora riconducili all’italiano medio, tornassero, ma devono effettivamente farlo, ed imparare l’italiano. Ci siamo presi in carico milioni di ispanicizzati, spesso pure mestizi, per avere in cambio parlamentari che regolarmente sono di sinistra.