Cpr in Albania: governo chiede ai giudici il permesso di espellere i clandestini
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Il governo Meloni si piega ai burocrati in toga: i CPR in Albania non risolvono nulla, serve una svolta vera!
Il Consiglio dei ministri di oggi, 28 marzo 2025, ha approvato un nuovo decreto che, secondo il governo Meloni, dovrebbe rendere operativi i Centri per i rimpatri (CPR) negli hotspot di Shengjin e Gjader in Albania. Una mossa che, nelle intenzioni, potenzia i CPR da 144 posti, nati per ospitare richiedenti asilo maschi, maggiorenni e in buona salute provenienti da Paesi sicuri, raccatati nel Mediterraneo dalle navi militari italiane, e per espellere con procedura accelerata i migranti le cui domande di asilo vengono respinte. Ma, ancora una volta, il governo si rimette alla volontà dei burocrati in toga, i giudici non eletti dal popolo, che continuano a bloccare ogni tentativo di rimpatrio, come già accaduto in tre occasioni. È l’ennesima prova che questo decreto non risolverà nulla: serve una svolta radicale, non un palliativo.
Il decreto, che contiene “disposizioni urgenti per il contrasto dell’immigrazione irregolare”, non solo potenzia i CPR in Albania, ma apre anche alla possibilità di trasferire in queste strutture i migranti irregolari già presenti nei CPR italiani e destinati all’espulsione. Una decisione arrivata dopo settimane di riflessioni, come anticipato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Stiamo pensando a una prossima riattivazione almeno per la componente di Centro per i rimpatri”. Ma c’è un problema enorme: nonostante le promesse, l’espulsione non sarà automatica. Inizialmente si pensava che bastasse il parere del Questore, ma nella versione finale del decreto serve ancora l’ok di un giudice. Questo lascia il governo vulnerabile a ricorsi, come già successo, e dà ai magistrati il potere di vanificare tutto, come hanno fatto in passato.

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L’opposizione e le ONG sono già sul piede di guerra, pronte a sfruttare ogni cavillo per bloccare i rimpatri. E non è tutto: sull’Albania pende la decisione della Corte di Giustizia Europea, invocata dai giudici italiani che hanno bocciato il decreto sui rimpatri accelerati e i “Paesi sicuri”. La sentenza, attesa prima dell’estate, potrebbe dare ragione all’Italia, ma potrebbe anche confermare la giurisprudenza creativa di Corti d’Appello e Sezioni immigrazione, che continuano a disapplicare le norme italiane in nome del diritto europeo. Intanto, l’elenco dei Paesi sicuri resta quello del decreto Flussi, come confermato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. Ma se i giudici possono continuare a considerarli non sicuri per alcune categorie, come già fatto per Egitto e Bangladesh, a cosa serve?
Questo decreto è un’operazione di facciata, un tentativo di salvare la faccia dopo il fallimento del “modello Albania”. I centri di Shengjin e Gjader, costati un miliardo di euro, sono stati un flop: costruiti per gestire i richiedenti asilo, sono stati svuotati più volte dai giudici, che hanno ordinato il ritorno in Italia di decine di migranti. E ora, invece di affrontare il problema alla radice, il governo si limita a trasformare questi centri in CPR, sperando che funzioni. Ma non funzionerà, perché il vero ostacolo non è la struttura: è un sistema che dà ai giudici un potere spropositato, permettendo loro di bloccare i rimpatri e di ignorare la volontà del popolo italiano.
Basta con questa sottomissione ai burocrati in toga! Serve una risposta durissima: rimpatri di massa per tutti gli immigrati irregolari e per chi delinque, senza eccezioni. L’immigrazione islamica regolare va azzerata: non possiamo più permettere che arrivino qui persone che non condividono i nostri valori e che spesso finiscono per alimentare criminalità e degrado. I ricongiungimenti familiari devono essere abrogati subito: abbiamo già abbastanza problemi senza importare altre famiglie che non si integrano. E la cittadinanza? Deve tornare allo ius sanguinis, senza se e senza ma: essere italiano non è un diritto per chi nasce qui, è un’eredità di sangue e cultura.
Meloni deve smettere di piegarsi ai giudici e ai vincoli europei. Il Piano Migrazione e Asilo dell’UE, che dovrebbe entrare in vigore nel 2026, non risolverà nulla: è solo l’ennesima imposizione di burocrati non eletti che vogliono trasformare l’Italia in un campo profughi. Gli italiani meritano un governo che li difenda, non che si arrenda ai “non eletti dal popolo”. Basta CPR, basta decreti inutili: vogliamo espulsioni immediate, chiusura dei confini, abrogazione delle leggi buoniste come la Zampa che proteggono i falsi minori stranieri. Riprendiamoci la nostra terra, ora!
Questo non è un governo che si è arreso, è un governo che ha TRADITO! Sono tutti uguali, nessuno escluso!
Sbrigatevi a fare qualcosa perchè a sinistra ora strillano che le quattro baracche sono costate decine di miliardi di euro, grazie al loro innato senso della misura…