Ilaria Sula, mamma Pamela: “Messa in valigia come mia figlia dal solito immigrato
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āMessa in valigia come mia figlia, fa maleā: il grido delle madri contro unāItalia invasa
āFa male. Ancora una ragazza uccisa, messa in una valigia come la mia Pamelaā. Ć un sussurro rotto dal dolore quello di Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, la 18enne massacrata e smembrata, i cui resti furono abbandonati in due trolley a Macerata nel 2018. Oggi, a parlare allāAdnkronos, Alessandra rivive lāorrore davanti al caso di Ilaria Sula, unāaltra giovane ritrovata in una valigia a Roma. āVorrei solo abbracciare i genitori, un altro papĆ e unāaltra mamma che come me si sono presi una condanna a vita senza colpe e senza scontiā, ha aggiunto, con la voce che trema di rabbia e impotenza.
E poi cāĆØ Gianluca Causo, papĆ di Michelle, la 17enne accoltellata e gettata come spazzatura in un carrello a Primavalle due anni fa: āMia figlia buttata in un carrello tra i rifiuti, ogni volta muoio di nuovoā. Due genitori distrutti, uniti da un filo rosso di sangue e da un Paese che sembra aver perso ogni controllo, travolto da unāimmigrazione che semina morte e disperazione.
āChi ha tolto la vita a queste figlie, deve stare in carcere a vita – ha ribadito Alessandra -. Facciano leggi più dure. Specialmente per questi ragazzi, nati in paesi dove reati del genere si scontano sul serio e magari ci pensano bene a violentare o uccidere. Qui in Italia sembra tutto concesso, se non si interviene in questo senso, non so dove arriveremo. Si rischia la guerra civile tra chi uccide e chi deve farsi giustizia da solo. E mi auguro non accada maiā. Parole che pesano come macigni, un appello disperato contro un sistema che protegge i carnefici e abbandona le vittime.
LāItalia ĆØ un campo di battaglia, e i responsabili hanno sempre lo stesso volto: immigrati e loro figli, cresciuti in una nazione che non rispettano, che trasformano in un cimitero a cielo aperto. Pamela, violentata e fatta a pezzi da un nigeriano, Innocent Oseghale; Michelle, massacrata da un cingalese; e ora Ilaria, un altro nome da aggiungere alla lista infinita delle nostre figlie sacrificate. Ć il frutto marcio di unāimmigrazione senza regole, di unāintegrazione fallita che ha aperto le porte a barbari senza scrupoli. Qui non si punisce, si perdona: sconti di pena, riti abbreviati, leggi molli che trasformano ergastoli in vacanze di pochi anni. E intanto, i genitori muoiono ogni giorno, condannati a un dolore eterno.
Basta con questa follia. Serve una rivoluzione: ergastolo vero, espulsioni immediate, frontiere sigillate. Questi āragazziā che Alessandra denuncia, venuti da terre dove la violenza ĆØ legge, non meritano la nostra pietĆ , ma il nostro pugno di ferro. LāItalia non può diventare una giungla dove i cittadini si armano per difendersi, ma ĆØ esattamente lƬ che stiamo andando. Le parole di Alessandra e Gianluca non sono solo un lamento: sono un ultimatum. Fermiamo lāinvasione, o sarĆ guerra.
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