CGIL Milano in piazza contro Articolo 52 dopo il ‘pestaggio’ di 15 spacciatori nordafricani
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“CGIL Milano in piazza: difende spacciatori e islamizzazione, tradendo i cittadini”
Milano, 6 aprile 2025 – La CGIL di Milano scende in piazza, ma non per difendere i cittadini italiani. No, il sindacato rosso si mobilita contro il “Movimento anticrimine” Articolo 52 e il Remigration Summit del 17 maggio, un raduno delle destre che chiede l’espulsione degli immigrati. Una doppia battaglia che rivela il vero volto della CGIL: un’organizzazione che, invece di proteggere i milanesi dal degrado e dall’islamizzazione, si schiera di fatto con spacciatori e ideologie che minacciano la nostra identità. L’unica soluzione per fermare questa deriva è azzerare l’immigrazione islamica regolare e sciogliere organizzazioni che minacciano il nostro futuro come nazione.

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Articolo 52: la CGIL difende gli spacciatori
Il 28 marzo, in piazzale Segesta a San Siro, il Movimento anticrimine Articolo 52 ha compiuto un blitz contro un gruppo di 15 immigrati nordafricani, ritenuti spacciatori, che seminavano il terrore nel quartiere. Un’azione dura, documentata in un video su Instagram, che ha fatto fuggire i pusher. La CGIL, invece di applaudire chi combatte il degrado, si è unita al coro di protesta contro Articolo 52, accusandolo di “violenza”. Ma chi difende davvero i milanesi? Non certo il sindacato, che preferisce tutelare presunti criminali stranieri piuttosto che i cittadini esasperati da furti, rapine e spaccio. A San Siro, come in tutta Milano, la situazione è fuori controllo: bande di immigrati, spesso nordafricani, dominano le strade, mentre la CGIL si gira dall’altra parte.
Remigration Summit: la CGIL contro l’Italia
Il 17 maggio, Milano ospiterà il Remigration Summit, un raduno delle destre europee che promuove la “remigrazione”, ovvero l’espulsione degli immigrati. Un evento contestato dal sindaco Giuseppe Sala, che lo ha definito “terribile”, e da CGIL, ANPI e Arci, che lo bollano come “razzista”. Ma la verità è un’altra: il Summit, ispirato all’austriaco Martin Sellner, risponde a un’esigenza reale. L’Italia è sotto assedio: a Udine, i musulmani aprono la quarta moschea abusiva; a Monfalcone, ignorano le sentenze e pregano in centri fuorilegge; a Torino, minacciano: “Senza velo, vi violentiamo”. La CGIL, invece di denunciare l’islamizzazione, attacca chi vuole difendere la nostra identità. È un tradimento: il sindacato si schiera con chi ci vuole sottomessi, non con i milanesi.
L’islamizzazione avanza: la CGIL complice
L’islamizzazione non è un’invenzione. A Monza e Cagliari, donne sono state picchiate da mariti musulmani. A Cantù, toghe pro-islam impongono il Ramadan in capannoni abusivi. In Italia, migliaia di “centri culturali” – moschee camuffate – operano illegalmente: solo la Grande Moschea di Roma è regolare, le altre devono chiudere. Ma la CGIL tace su questo, preferendo protestare contro chi, come Articolo 52 e il Remigration Summit, osa ribellarsi. La Lega, con Ceccardi, Cisint e Sardone, lo ha detto chiaro: “Basta silenzi sull’islamizzazione”. La CGIL, invece, si piega al politicamente corretto, tradendo i cittadini e le donne oppresse da un’ideologia che le vuole schiave.
Azzerare l’immigrazione islamica: l’unica via
La CGIL di Milano, scendendo in piazza contro Articolo 52 e il Remigration Summit, dimostra di non avere a cuore l’Italia. Difende spacciatori e islamisti, mentre i milanesi vivono nel terrore. Non basta chiudere le moschee abusive: anche quelle regolari sono simboli di conquista. L’unica soluzione è azzerare l’immigrazione islamica regolare. Basta ingressi, basta permessi, basta scuse. Milano, medaglia d’oro della Resistenza, non può diventare un califfato. La CGIL ha scelto da che parte stare: non dalla nostra. Tocca a noi difendere la nostra città e la nostra identità, prima che sia troppo tardi.
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