Dazi, l’UE di von der Leyen svende l’Italia: Meloni vola direttamente da Trump
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Tariffe zero sui beni industriali: l’UE di von der Leyen svende l’Italia, è ora di trattare direttamente con Trump
L’Unione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, sta studiando una proposta che ha dell’incredibile: tariffe zero sui beni industriali nelle trattative con gli Stati Uniti, mentre prodotti come il vino italiano – simbolo del made in Italy – resterebbero colpiti dai dazi al 20% imposti da Donald Trump il 2 aprile 2025. In pratica, le macchine tedesche della BMW o della Mercedes sarebbero esentate, mentre il nostro Barolo o Chianti pagherebbero il prezzo della “reciprocità” americana. E c’è chi ha il coraggio di dire che all’Italia conviene farsi rappresentare da von der Leyen invece di trattare bilateralmente con Trump? È ora di svegliarsi: il governo italiano deve bypassare l’UE, smettere di subire gli interessi tedeschi e negoziare direttamente con Washington per difendere i nostri prodotti e la nostra economia.
La proposta di von der Leyen è l’ennesima dimostrazione di quanto l’Europa sia lontana dai bisogni dell’Italia. L’UE, dominata da Berlino, è pronta a sacrificare le nostre eccellenze per proteggere l’industria tedesca, che rappresenta il cuore del suo export. Le tariffe zero sui beni industriali avvantaggerebbero i colossi manifatturieri della Germania, lasciando l’Italia a fare i conti con dazi che colpiscono settori chiave come l’agroalimentare. Il vino, insieme a prodotti come l’olio d’oliva e i formaggi, è un pilastro dell’economia italiana: nel 2024, l’export di vino verso gli Usa ha superato i 2 miliardi di euro, secondo dati di Coldiretti. Un dazio del 20% rischia di farci perdere quote di mercato, mentre le auto tedesche circolano liberamente. È un’ingiustizia che non possiamo accettare.
Trump ha dimostrato di essere aperto al dialogo: “Ora i Paesi vogliono trattare”, ha dichiarato dopo il crollo delle Borse mondiali, con Piazza Affari che ha perso il 6,53% il 4 aprile. Il Vietnam, colpito da dazi al 46%, sta già cercando un accordo bilaterale con gli Usa. Perché l’Italia non dovrebbe fare lo stesso? Affidarsi all’UE significa accettare un mandato che tutela gli interessi tedeschi, non i nostri. Von der Leyen, con la sua ossessione per il libero mercato e la sua sudditanza ai grandi Paesi del Nord, non rappresenta l’Italia: rappresenta un sistema che ci ha penalizzati per decenni, permettendo alla concorrenza sleale di soffocare le nostre PMI.
Trattare direttamente con Trump non è solo una questione di pragmatismo, ma di dignità. L’Italia ha tutto da guadagnare da un accordo bilaterale: potremmo negoziare esenzioni per il vino, l’olio e altri prodotti simbolo del made in Italy, offrendo in cambio aperture su settori di interesse americano, come la tecnologia o l’energia. Trump ha esentato temporaneamente mille categorie di beni, tra cui farmaci e semiconduttori: non è un caso, è una strategia per attirare alleati. L’Italia potrebbe inserirsi in questa logica, proponendo un patto che protegga entrambi i Paesi senza passare per Bruxelles.
Il governo italiano deve agire subito. Basta con la sudditanza a un’Europa che ci usa come pedina. I dazi di Trump – dal 25% sulle auto straniere al 34% sulla Cina – stanno ridisegnando l’economia globale, e l’Italia non può permettersi di restare indietro. Trattare bilateralmente con gli Usa significa difendere i nostri agricoltori, i nostri artigiani, la nostra identità. Von der Leyen può continuare a fare gli interessi della Germania: noi dobbiamo pensare all’Italia. È ora di prendere in mano il nostro futuro.
Dazi, verso missione Meloni a Washington il 16 aprile
Una luce di speranza si accende all’orizzonte: secondo fonti governative, la premier Giorgia Meloni starebbe preparando una missione a Washington il 16 aprile per incontrare Donald Trump. Un’occasione cruciale per aprire un dialogo diretto con gli Stati Uniti, scavalcando le logiche di Bruxelles e mettendo al centro gli interessi italiani. La visita potrebbe essere il primo passo verso un accordo bilaterale che protegga il made in Italy dai dazi, dimostrando che l’Italia è pronta a giocare un ruolo da protagonista nel nuovo ordine economico globale.
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