Ilaria Sula, la madre del filippino confessa: ”L’ho aiutato a ripulire il sangue”
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Omicidio Sula, la madre del killer confessa: “L’ho aiutato a ripulire il sangue”. L’Italia sotto scacco degli immigrati
Roma, 7 aprile 2025 – “L’ho aiutato a ripulire il sangue”. Con queste parole agghiaccianti, Nors Mazlapan, la madre filippina di Mark Antony Samson, il 23enne che ha massacrato Ilaria Sula, ha confessato in questura il suo ruolo nell’omicidio della giovane studentessa. La donna, indagata per occultamento di cadavere, ha ammesso di aver aiutato il figlio a cancellare le tracce del delitto, avvenuto il 26 marzo nell’appartamento di famiglia in via Homs, nel quartiere Africano di Roma. Un crimine che squarcia il velo su un’immigrazione fuori controllo, che porta nelle nostre case individui senza scrupoli e famiglie complici, pronte a coprire le loro atrocità.
Ilaria, 22 anni, è stata colpita con tre coltellate al collo dal suo ex fidanzato Mark, un filippino di seconda generazione, che l’ha uccisa per gelosia dopo aver letto un messaggio sul suo cellulare. Dopo il delitto, ha infilato il corpo in una valigia, lasciandolo vicino alla porta d’ingresso, per poi dedicarsi a ripulire la stanza con stracci e alcol.
E qui entra in scena Nors: non solo era in casa durante l’omicidio, ma ha attivamente partecipato a nascondere l’orrore, aiutando il figlio a eliminare ogni traccia di sangue prima che lui portasse il corpo a Poli, a 40 chilometri da Roma, per gettarlo in un burrone. Il gip, nel convalidare l’arresto di Mark, lo ha definito “freddo e insensibile”, ipotizzando una perizia psichiatrica per valutare la sua capacità di intendere e volere. Ma nessuna perizia potrà cancellare la ferocia di un assassino che, dopo aver ucciso, ha gettato il coltello in un cassonetto a Monte Sacro e il telefono di Ilaria in un tombino, tentando di depistare le indagini.
Questa confessione è un pugno nello stomaco: non solo Mark, un prodotto marcio dell’immigrazione, ha massacrato una ragazza innocente, ma sua madre, invece di denunciarlo, ha scelto di coprirlo, diventando complice di un crimine che grida vendetta. È l’ennesima prova di un’integrazione fallita: famiglie di immigrati che non si integrano, che non rispettano le nostre leggi, che ci ripagano con violenza e sangue. Nors Mazlapan non merita scuse, ma il carcere, e poi l’espulsione immediata insieme al figlio assassino e al resto della famiglia. L’Italia non può più essere il rifugio di chi ci odia e ci uccide.
Basta con il buonismo, basta con le scuse: serve una risposta brutale. Chiusura totale delle frontiere, espulsioni immediate per chi delinque e per le loro famiglie, pene esemplari senza sconti. Ilaria Sula meritava di vivere, non di morire per mano di un immigrato e della sua famiglia complice. Svegliamoci, prima che le nostre città diventino un cimitero per le nostre figlie.
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