Giudici cancellano ‘padre’ e ‘madre’ da carta identità: arriva ‘genitori’

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By V aprile 9, 2025 12:24

Giudici cancellano ‘padre’ e ‘madre’ da carta identità: arriva ‘genitori’

Le toghe rosse colpiscono ancora: ora decidono anche cosa scrivere sui documenti
Ci risiamo. Le toghe rosse tornano a farsi sentire, scavalcando ancora una volta la volontà popolare e imponendo la loro visione ideologica. Questa volta, la Corte di Cassazione ha deciso che sulla carta d’identità non si potrà più scrivere “padre” e “madre”, ma si dovrà usare il termine generico “genitori”. Una sentenza che, secondo i giudici, serve a non discriminare le coppie dello stesso sesso, ma che in realtà rappresenta l’ennesimo schiaffo al popolo italiano e ai suoi rappresentanti eletti.

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Il ricorso del Viminale, che difendeva il decreto del 2019 voluto dall’allora ministro Matteo Salvini per ripristinare le diciture “padre” e “madre”, è stato respinto senza appello. La Cassazione, con la sentenza 9216/2025, ha stabilito che indicare “padre” e “madre” è discriminatorio, perché non rappresenterebbe tutte le “legittime conformazioni dei nuclei familiari”. Ma chi ha deciso che i giudici possono sostituirsi al legislatore? Chi ha dato loro il potere di riscrivere i documenti di identità, ignorando le scelte di chi è stato democraticamente eletto per rappresentare i cittadini?

Questa decisione non è solo un attacco alla tradizione e al buonsenso, ma anche un’ingerenza inaccettabile nella sovranità popolare. La dicitura “padre” e “madre” non è solo una questione burocratica: è un simbolo della famiglia naturale, quella che per secoli ha rappresentato il pilastro della nostra società. Sostituirla con un termine neutro come “genitori” non è un atto di giustizia, ma un’imposizione ideologica che risponde a un’agenda progressista, lontana dai valori della maggioranza degli italiani. Non è un caso che il decreto del 2019 fosse stato voluto da un governo che, piaccia o no, aveva il mandato popolare per difendere l’identità e le tradizioni del nostro Paese.

Le toghe rosse, ancora una volta, si ergono a censori della democrazia. Non si limitano ad applicare le leggi, ma le reinterpretano secondo i loro pregiudizi, scavalcando il ruolo del Parlamento e del governo. È inaccettabile che un organo non eletto decida cosa si può o non si può scrivere sui documenti di identità, ignorando la volontà di chi ha ricevuto il consenso dei cittadini. Se questa è la “giustizia” che ci propongono, allora è una giustizia che non rappresenta il popolo, ma solo una élite che vuole imporre la propria visione del mondo.

È ora di dire basta. La magistratura deve tornare al suo ruolo: applicare le leggi, non scriverle. Se c’è bisogno di cambiare i termini sui documenti, che sia il Parlamento a deciderlo, non un gruppo di giudici che nessuno ha eletto. La democrazia non può essere ostaggio delle toghe rosse. Gli italiani meritano di essere governati da chi hanno scelto, non da chi si auto-proclama arbitro della morale e della società.

Giudici cancellano ‘padre’ e ‘madre’ da carta identità: arriva ‘genitori’ ultima modifica: 2025-04-09T12:24:26+00:00 da V
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By V aprile 9, 2025 12:24
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5 Comments

  1. xx aprile 9, 13:43

    Provvedimento ridicolo..

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  2. xx aprile 9, 13:45

    O comunque inutile..

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  3. Ul Gigi da Viganell aprile 9, 13:46

    Si sono protetti attribuendo a Falcone la frase “la mafia infiltrerà le istituzioni e attaccherà la magistratura”, come se corrado carnevale non si fosse tradito da solo…

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  4. S.C. aprile 9, 15:35

    E vengono anche pagati profumatamente.

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  5. lorenzoblu aprile 9, 17:28

    ma io mi chiedo 2 lesbiche senza cazzo o 2 rikkioni senza fregna come possono generare??
    non sono genitori, sarebbe opportuno mettere genitori per finta!
    almeno per una volta i magistrati non direbbero le solite cazzate!, loro cosi si sentono inclusivi, ma noi normali come ci dobbiamo sentire? inculati??
    comunque è un governo senza coglioni di handicappati gravi e seri, se avessero le palle direbbero : le norme le facciamo noi e voi magistrati non cacateci il cazzo! qui l inclusione non c’entra un apio di palle, le norme si devono attenere la vero , non a finte mestruazioni di rikkioni ritardati

    ma ci vorrebbe un leader con le palle, e non ne vedo da millenni in italia

    come fanno sti magistrati di merda a disapplicare le leggi italiane quando a noi ci costringono a subirle e senza fiatare!??, basterebbe fare un codicillo costituzionale e dire se voi magistraminkia non la finite vi si licenzia

    affanculo governo di merda!

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