Famiglia islamica schiavizza ragazzina: vietato toccare italiani
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Basta Islamizzazione: Azzeriamo l’Immigrazione Islamica Regolare
La vicenda di Campagnola Emilia scuote le coscienze e squarcia il velo ipocrita del multiculturalismo cieco. Una ragazzina di 14 anni, pakistana, è stata costretta a vivere un incubo: velo imposto, scuola negata, televisione e abiti occidentali vietati, amicizie maschili proibite, sport cancellato. Minacciata di essere trascinata in Pakistan per un destino di sottomissione, ha subito percosse con un manico di scopa e vessazioni psicologiche da quando aveva appena 10 anni. La madre e il nonno, rispettivamente di 38 e 70 anni, sono stati denunciati per maltrattamenti in famiglia, ma la risposta del sistema è debole: divieto di avvicinamento, braccialetto elettronico, obbligo di firma. Nessuna espulsione. La ragazza, per fortuna, è ora in una struttura protetta, ma il danno è fatto. E il rischio di altre Saman Abbas – la 18enne uccisa a Novellara nel 2021 dalla sua famiglia per aver scelto la libertà – resta intollerabilmente alto.
Questa non è una “questione isolata”, come certi buonisti vorrebbero farci credere. È l’ennesima manifestazione di un problema strutturale: l’incompatibilità di certe visioni culturali, radicate in un’interpretazione retrograda dell’Islam, con i valori occidentali di libertà, uguaglianza e dignità individuale. Il nonno della vittima, con sfrontata arroganza, ha persino dichiarato in una videointervista che le donne della sua famiglia non possono uscire da sole. Questa mentalità non è un’eccezione, ma una norma per chi rifiuta l’integrazione e pretende di imporre le proprie regole in casa nostra.

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Basta girarsi intorno. Le cronache italiane ed europee pullulano di casi simili: matrimoni forzati, violenze domestiche, segregazione femminile, rifiuto dell’educazione scolastica per le ragazze. Non sono “incidenti”, ma il frutto di una cultura che, in troppi casi, considera la donna una proprietà e la libertà un peccato. E noi, con la nostra ingenuità e il nostro lassismo, stiamo permettendo che queste dinamiche si radichino nei nostri territori.
La soluzione non può essere il palliativo di misure cautelari o processi che si trascinano per anni. Serve un’azione drastica e definitiva: l’azzeramento totale dell’immigrazione regolare da contesti islamici che rifiutano i nostri valori. Non si tratta di xenofobia, ma di sopravvivenza culturale. Non possiamo continuare ad accogliere chi, con le proprie azioni, dimostra di disprezzare le fondamenta della nostra civiltà: la libertà individuale, la parità di genere, il diritto all’istruzione. Chiunque arrivi in Italia deve accettare, senza compromessi, le nostre leggi e i nostri principi. Chi non lo fa, come i responsabili di questa vicenda, non merita di restare un minuto di più sul nostro suolo.
E non ci vengano a parlare di “diritti umani” o “integrazione”. I diritti umani sono quelli della 14enne seviziata, non dei suoi aguzzini. L’integrazione non è un atto dovuto, ma un contratto: chi lo viola, se ne va. Espulsione immediata per chi commette reati di questa natura, senza se e senza ma. E, soprattutto, chiusura dei rubinetti migratori da Paesi dove la sottomissione femminile e il fanatismo religioso sono la norma. Non possiamo più permetterci di importare oppressioni e conflitti culturali.
La vicenda di Campagnola Emilia non è un caso isolato, ma un monito. Se non agiamo ora, con fermezza e determinazione, il nostro futuro sarà fatto di altre Saman, altre 14enni terrorizzate, altre libertà calpestate. Azzeriamo l’immigrazione islamica regolare da chi non rispetta i nostri valori. È l’unica strada per difendere la nostra identità e garantire un futuro degno ai nostri figli.
Appena saranno abbastanza i loro partiti imporranno la Sharia in tutte le città del nord.
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