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Milano Brucia: L’Alleanza tra Islamisti di Seconda Generazione ed Estremisti Rossi Minaccia la Fine dell’Italia
“Spara a Giorgia”. Queste parole, vomitate su una vetrina di Milano, non sono solo un insulto: sono un grido di guerra. La manifestazione che ha devastato le strade del capoluogo lombardo, convocata da immigrati islamici di seconda generazione e dai loro complici estremisti rossi, legati a doppio filo alla sinistra parlamentare, ha svelato il vero volto di un nemico interno che sta strangolando l’Italia. Altro che “pace”: il corteo ha urlato l’Intifada, invocato la distruzione di Israele, bruciato bandiere ebraiche e seminato caos, con scontri contro la polizia e vetrine distrutte. Questo non è un episodio, è l’inizio della fine se non reagiamo ora.

Il pericolo è spaventoso e ha un nome: la saldatura criminale tra giovani musulmani di seconda generazione, cresciuti in Italia ma fedeli a un’ideologia anti-occidentale, e gli estremisti di sinistra, burattini di una sinistra parlamentare che tace o, peggio, applaude. A Milano, i primi hanno marciato sventolando bandiere palestinesi e gridando slogan che odorano di jihad, mentre i secondi, con kefiah e pugni alzati, li spalleggiavano, uniti dall’odio per l’Italia, per Meloni, per i valori che ci definiscono. Questa non è una protesta, è un progetto eversivo che vuole sostituire la nostra cultura, la nostra identità, il nostro popolo.

Guardate Monfalcone, il laboratorio di questa apocalisse. Là, dove il 30% della popolazione è islamica, Anna Maria Cisint vive sotto scorta per aver chiuso moschee abusive e salvato ragazze da matrimoni forzati. Là, la sinistra parlamentare, con i suoi megafoni in consiglio comunale e nei circoli radicali, ha arringato le folle islamiche, chiamandole “il futuro”. Futuro di chi? Di un’Italia dove il 75% delle donne straniere è velato, dove studentesse pretendono il niqab a scuola, dove un aspirante jihadista viene arrestato. Questa alleanza non è casuale: la sinistra, da anni, corteggia il voto islamico, strizzando l’occhio a chi rifiuta l’integrazione, mentre i suoi estremisti rossi forniscono la manovalanza per le piazze violente. È un patto diabolico, siglato sulle spalle degli italiani.

Non illudiamoci: Milano e Monfalcone sono solo l’inizio. La sostituzione etnica e culturale avanza a passo spedito, alimentata da chi grida “Allah Akbar” e da chi, in nome di un falso progressismo, svende la nostra civiltà. Ogni moschea abusiva, ogni corteo che inneggia alla violenza, ogni politico di sinistra che giustifica queste derive è un chiodo nella bara dell’Italia. Non possiamo più permetterlo. Serve una risposta senza precedenti: mettere fuorilegge i partiti islamici e sciogliere le sigle della sinistra anti-italiana, a partire da quelle parlamentari che fomentano o tollerano questa deriva. Non è censura, è sopravvivenza.

Chiunque metta in pratica la violenza, sia un immigrato di seconda generazione che sogna la sharia sia un rosso che inneggia alla rivoluzione da salotto, deve essere espulso o processato. Le associazioni che mascherano centri di radicalizzazione vanno chiuse oggi, non domani. I flussi migratori islamici devono essere azzerati: non possiamo importare chi ci odia. E la sinistra parlamentare, che con il suo silenzio complice o le sue mozioni anti-Israele getta benzina sul fuoco, va smascherata come traditrice della nazione.

“Spara a Giorgia” è un allarme rosso. Non è una frase, è un piano. Se non agiamo con durezza assoluta, l’Italia diventerà irriconoscibile: un mosaico di enclavi islamiche governate dall’odio, con la sinistra a fare da megafono. La nostra cultura, la nostra libertà, i nostri figli sono in pericolo. Fermiamo questa alleanza infernale ora, o non ci sarà più nulla da salvare.