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“Spara a Giorgia”: A Milano l’Odiare Islamista e di Sinistra Minaccia l’Italia

Milano, cuore pulsante dell’Italia, è diventata teatro di un’oscura alleanza che dovrebbe far tremare ogni cittadino: l’odio anti-Meloni e anti-Israele ha sfilato per le strade, mascherato da una manifestazione per la “pace”. Convocata da musulmani di seconda generazione e da estremisti di sinistra, la protesta aveva come pretesto la richiesta di un “cessate il fuoco” in Medio Oriente. Ma il vero volto del corteo è emerso con chiarezza: slogan che invocano l’Intifada, la distruzione dello Stato ebraico e, in un’escalation di violenza verbale, la scritta “Spara a Giorgia” su una vetrina. Non è pace, è guerra dichiarata contro i valori occidentali e l’identità italiana.
Gli scontri con le forze dell’ordine, le vetrine distrutte e le bandiere israeliane bruciate non sono incidenti isolati, ma il sintomo di un pericolo ben più grande: la saldatura tra l’estrema sinistra e gli islamisti radicali.

Questa non è solo una minaccia per le strade di Milano, ma un progetto che si sta consolidando anche nelle urne. Monfalcone, dove il 30% della popolazione è islamica e dove Anna Maria Cisint vive sotto scorta per aver difeso la legalità contro moschee abusive e pratiche oscurantiste, è l’esempio lampante di come questa alleanza stia cambiando il volto dell’Italia. Là, la sinistra ha arringato folle di manifestanti islamici, chiamandoli “il futuro del Paese”, mentre le donne velate e i proclami anti-occidentali dominano la scena. È la sostituzione etnica e culturale in atto, sostenuta da chi odia l’Italia e i suoi valori.

Il pericolo non sono le ronde, come vorrebbe farci credere la narrazione progressista, ma questa convergenza letale tra chi sogna la sharia e chi, per odio ideologico, è disposto a svendere la nostra civiltà. Non possiamo più permetterci di ignorarlo. Serve una risposta durissima: mettere fuorilegge i partiti islamici e le sigle della sinistra anti-italiana che fomentano questa deriva. Non si tratta di limitare la libertà d’espressione, ma di proteggere la nostra democrazia da chi la usa per distruggerla.

I “rossi” che marciano fianco a fianco con chi grida “Allah Akbar” e invoca la morte di Israele non sono difensori dei diritti, ma complici di un progetto di disintegrazione nazionale. I musulmani di seconda generazione che scelgono l’Intifada invece dell’integrazione non sono “vittime”, ma attori consapevoli di un’agenda che rifiuta i nostri principi di libertà, uguaglianza e laicità. A Milano, come a Monfalcone, il messaggio è chiaro: vogliono sostituirci, culturalmente e demograficamente.

Basta con le mezze misure. Le autorità devono agire ora: espulsione immediata per chi promuove violenza e odio, chiusura di ogni associazione o “centro culturale” che nasconde predicazioni radicali, divieto assoluto di partiti e movimenti che si oppongono ai valori costituzionali italiani. La sinistra che si genuflette davanti a queste dinamiche deve essere smascherata e isolata: non è progressismo, è tradimento.

L’Italia non può diventare un campo di battaglia per l’odio islamista e l’ideologia anti-occidentale. “Spara a Giorgia” non è solo una scritta su un muro: è un avvertimento. Se non reagiamo con fermezza, il prossimo passo sarà la capitolazione. Azzeriamo questa minaccia, prima che sia troppo tardi. La nostra identità, la nostra sicurezza, il nostro futuro sono in gioco.