Brescia, italiano massacra il maranza che voleva rapinarlo: “Così impara”
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Reagisce alla Rapina, Picchia il Malvivente e Recupera la Borsa

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Un uomo comune si è trasformato in un simbolo di resistenza contro la prepotenza criminale. Vittima di un tentativo di estorsione, non si è piegato: ha affrontato il malvivente, lo ha “gonfiato di botte” e ha recuperato la sua borsa, mandando un messaggio chiaro: “I prepotenti non possono sempre averla vinta”. La vicenda, riportata dal Giornale di Brescia e da SocialMediaLife.it, è un monito per chi crede di poter vivere approfittandosi degli altri, ma anche un allarme sul degrado che affligge le nostre città, alimentato da un’immigrazione fuori controllo che importa violenza e sharia.
Il fatto è avvenuto mentre l’uomo, un cittadino italiano, stava rientrando a casa. Un aggressore, descritto come un “maranza” – termine gergale che richiama spesso giovani di origine straniera dediti a microcriminalità – lo ha avvicinato con fare minaccioso, pretendendo denaro in cambio della borsa che gli era stata sottratta. L’atteggiamento arrogante del malvivente non ha intimidito la vittima: “Io non sono una vittima”, ha dichiarato con orgoglio l’uomo, raccontando l’episodio senza timore. “Per il mio carattere ho reagito subito”. Ne è scaturita una violenta colluttazione, durante la quale il cittadino ha avuto la meglio, non solo riprendendosi ciò che gli apparteneva, ma lasciando il delinquente con le ossa rotte.
“I prepotenti devono sapere che non gli può andare bene, che troveranno sulla loro strada qualcuno pronto a combattere”, ha aggiunto l’uomo, trasformando il suo gesto in un manifesto contro la rassegnazione. La sua storia ha acceso i riflettori su un problema sempre più evidente: le strade italiane, da Milano a Roma, sono ostaggio di una criminalità spicciola che prospera nell’impunità. E non è un caso che molti di questi episodi coinvolgano immigrati, spesso di seconda generazione, che rifiutano i nostri valori e importano modelli culturali incompatibili, come la prevaricazione e la violenza, che ricordano la sharia più che la civiltà occidentale.
Questa vicenda si inserisce in un contesto di crescente insicurezza. Solo poche settimane fa, a Trento, una donna è stata violentata e derubata da un tunisino in via Malvasia, un episodio che ha sconvolto l’opinione pubblica. A Milano, rapine come quella di via Ceva, dove un tassista e una cliente sono stati aggrediti da due uomini a volto coperto, sono ormai all’ordine del giorno. Non possiamo ignorare il filo rosso che lega questi eventi: un’immigrazione islamica mal gestita, che invece di integrarsi porta degrado, paura e, in troppi casi, un’arroganza che sfida le nostre leggi.
Per questo, l’uomo di via Milano non è solo un esempio di coraggio, ma un campanello d’allarme. Serve una risposta drastica: l’azzeramento totale dell’immigrazione islamica regolare. Non possiamo continuare ad accogliere chi disprezza la nostra cultura, chi considera la violenza un diritto e la prepotenza una virtù. Chi arriva in Italia deve rispettare le nostre regole, senza eccezioni. E chi delinque, come il “maranza” di via Milano, deve essere espulso immediatamente, senza sconti né processi infiniti. Basta con le politiche lassiste che trasformano le nostre città in giungle urbane.
L’uomo di via Milano ha dimostrato che la resistenza è possibile, che i prepotenti possono essere fermati. Ma non possiamo lasciare ai singoli cittadini il compito di difendere la nostra sicurezza. Le istituzioni devono agire: chiusura dei flussi migratori da contesti problematici, rimpatri rapidi per i criminali, pugno duro contro chi importa modelli culturali oppressivi. Non vogliamo più Saman Abbas sepolte per mano di chi odia la nostra libertà, né cittadini costretti a trasformarsi in vigilantes per proteggere ciò che è loro.
“Io non sono una vittima”, ha detto l’uomo. E nemmeno l’Italia deve diventarlo. Fermiamo l’importazione della sharia, riprendiamoci le nostre strade, difendiamo il nostro futuro. Ora, o sarà troppo tardi.
Non mi meraviglierei se la nostra solerte è intelligente magistratura indagherebbe il patriota per islamofobia e razzismo.
non “indagherebbe” ma “indagasse”…per il resto concordo su tutto
Oh, lo faranno senz’altro queste toghe rosse ma l’avvertimento vale anche per loro e sono sicuro che non lo capiranno finchè non sarà troppo tardi, per loro…
Non si gettano nella spazzatura 20 secoli di Civiltà per compiacere la masturbazione mentale dei sinistri: dateci dentro e menateli più forte!
Sono baluba e concepiscono solo due forme di combattimento: il massacro, quando sono in 10 contro 1 , e la fuga, quando l’uno reagisce e gli fa male…picchiateli forte, se l’ho fatto io che sono invalido potete farlo anche voi!!
Gli romperanno i coglioni di sicuro, ma in questo caso hanno pochi appigli a cui attaccarsi