Monfalcone, le candidate velate del partito islamico: oggi si decide sul sindaco imam

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By V aprile 13, 2025 21:19

Monfalcone, le candidate velate del partito islamico: oggi si decide sul sindaco imam

Monfalcone a Rischio Sharia: La Lista Islamica di Konate Vuole il Potere, Azzeriamo l’Immigrazione Islamica

Oggi Monfalcone, città di 30.000 abitanti nel Friuli Venezia Giulia, decide il suo destino alle urne. Ma il voto comunale non è solo una scelta amministrativa: è una battaglia per la sopravvivenza della nostra identità. Tra i candidati sindaci c’è Bou Konate, senegalese musulmano, a capo di “Italia Plurale”, una lista composta interamente da stranieri, quasi tutti islamici: Mohammad, Hossain, Jahirul, Sharif, Adji e altri tredici nomi legati al centro islamico Darus Salaam, di cui Konate è presidente. Le loro riunioni elettorali iniziano con “Salam aleikum”, e sui social invocano “Allah, cambia la situazione, è ora di cambiare”. Non è politica, è un piano per imporre la sharia in Italia, e Monfalcone è il loro esperimento.

Questa lista è stata lanciata da Aboubakar Soumahoro, figura controversa della sinistra radicale, già sostenuta da Bonelli e Fratoianni prima di essere scaricato per le indagini sulla moglie e la suocera. Soumahoro, con “Italia Plurale”, non promuove l’integrazione, ma un blocco islamico che punta al potere. A Monfalcone, il 30% dei residenti è straniero, con una fortissima componente bangladese – circa 7.000 persone, l’80% degli immigrati – che rifiuta l’assimilazione culturale. Il 95% del welfare comunale finisce agli extracomunitari, spesso con redditi ISEE bassi perché le donne, costrette dai mariti a non lavorare per accudire famiglie numerose, non parlano nemmeno l’italiano. È un sistema che alimenta dipendenza e radicalizzazione, mentre gli italiani diventano una minoranza oppressa nella loro stessa città.

Konate nega ogni accusa di radicalismo, puntando il dito contro i media e l’ex sindaca Anna Maria Cisint, oggi europarlamentare della Lega, che vive sotto scorta per aver difeso la legalità contro moschee abusive e velo integrale. “Mettiamo al centro Monfalcone e tutti i cittadini”, dice Konate. Ma come credergli? È lo stesso Konate che ha umiliato una giornalista di Fuori dal Coro, Serena Pizzi, rifiutando di risponderle perché donna: “Sei troppo piccola, mandami il tuo capo”. Lo stesso che vuole un cimitero musulmano come priorità e che, sulla poligamia – reato in Italia punito con fino a cinque anni di carcere – ha detto: “In Europa non puoi, ma nel tuo Paese sì, e il certificato di matrimonio lo accetta”. È questa la loro idea di rispetto delle nostre leggi?

Il Consiglio di Stato ha confermato la chiusura delle moschee abusive, come quella di Konate, ma la comunità islamica ha risposto con arroganza, srotolando tappeti di preghiera e piazzando una “guardia” davanti al centro, descritta come parente di un imam integralista. È una sfida aperta. E mentre il 75% delle donne straniere a Monfalcone gira velata, spesso con il niqab, e il 65% degli alunni nelle scuole non è italofono, la lista di Konate punta a trasformare la città in un’enclave islamica. Lo vediamo anche sui social: Linda Khan, candidata della lista, pubblica post in arabo sotto cui si invocano “Allah” e “Inshallah”, mentre indossa l’hijab. È il simbolo di un modello oppressivo, dove le donne sono sottomesse, i loro volti nascosti, la loro voce soffocata.

Questo non è pluralismo, è colonizzazione culturale. L’ex sindaca Cisint lo urla da anni: “Gli islamici vogliono cancellare la nostra identità”. E i fatti le danno ragione. Nel dicembre 2023, 7.000 musulmani, appoggiati da centri sociali e sinistra radicale, hanno invaso le strade per protestare contro la chiusura delle moschee abusive, mentre Cisint denunciava “sopraffazioni contro le donne” e “espressioni di violenza che inneggiano al terrorismo”. La sinistra, responsabile di anni di immigrazione incontrollata, ora tace o plaude, sognando il voto islamico. Ma il prezzo lo paghiamo noi: un’Italia dove le nostre leggi sono calpestate, le nostre donne umiliate, la nostra cultura ridotta a reliquia.

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Se Konate vincesse, Monfalcone diventerebbe la prima città italiana governata da un partito islamico, un precedente catastrofico. Altrove, da Mestre a Milano, il copione si ripete: risse tra fazioni bangladesi, molestie collettive, cene di Ramadan in piazza con il patrocinio di sindaci PD. Non è integrazione, è sostituzione. Per questo serve una risposta drastica: azzeramento totale dell’immigrazione islamica regolare. Basta ingressi da chi rifiuta i nostri valori. Chi arriva deve accettare libertà, uguaglianza e laicità senza compromessi. Chi viola le nostre leggi, come Konate che ignora le sentenze o difende pratiche illegali, deve essere espulso senza indugio.

Monfalcone è un allarme rosso. Se cediamo qui, l’Italia intera rischia di diventare un mosaico di enclavi islamiche, dove “Salam aleikum” sostituirà il buongiorno e il niqab sarà la norma. Fermiamo questa deriva ora: chiudiamo i flussi migratori, smantelliamo le moschee abusive, isoliamo la sinistra complice. La nostra identità, la nostra libertà, il nostro futuro sono in pericolo. Non lasciamo che Monfalcone diventi la tomba della civiltà occidentale.

Monfalcone, le candidate velate del partito islamico: oggi si decide sul sindaco imam ultima modifica: 2025-04-13T21:19:24+00:00 da V
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